sabato 29 novembre 2008

Il cielo del Cile

I cieli del Cile sono fra i più bui del mondo e le osservazioni astronomiche sono anche favorite dalle particolari condizioni climatiche. Non a caso i più grandi telescopi del mondo, come il VLT dell'ESO, sono stati costruiti sulle cime più alte delle Ande. L'immagine a lato mostra un'eccezionale Via lattea, che a quelle latitudini è vista parallelamente all'orizzonte, insieme ai due pianeti Giove e Venere che in questi giorni sono in congiunzione. Che cielo, che spettacolo!
Credit: Yuri Beletsky (ESO)

giovedì 27 novembre 2008

Che spettacolo!

Sperando in condizioni metereologiche più clementi di quelle dei giorni appena trascorsi, potremo assistere a uno spettacolo celeste davvero eccezionale. Già da qualche giorno, infatti, Venere e Giove hanno iniziato una marcia di avvicinamento che li porterà a essere seperati per meno di 2° la sera del 1 dicembre. I due pianeti sono gli oggetti più luminosi del cielo serale e possono essere facilmente osservati subito dopo il tramonto poco alti sull'orizzonte di sud ovest. Lo spettacolo sarà poi completato da una eccezionale occultazione che vedrà protagonisti la Luna e Venere. Verso le 17.30 del 1 dicembre, infatti, una sottile falce di Luna nasconderà Venere, che riapparirà dal lato opposto dopo circa un'ora. Un meraviglioso spettacolo che potrà essere facilmente seguito a occhio nudo o con piccoli binocoli. E, perchè no, da immortalare con qualche spettacolare ripresa fotografica. Cieli sereni!
Credit: corriere.it

mercoledì 26 novembre 2008

I colori delle galassie

Le galassie sono immensi agglomerati di stelle, gas e polveri la cui massa può equivalere a quella di centinaia di miliardi di stelle come il Sole. Le galassie si presentano con forme e dimensioni varie. Ci sono le galassie ellittiche la cui forma ricorda quella di un pallone da rugby molto schiacciato, o le galassie a spirale in cui da un disco molto appiattito si dipartono delle lunghe braccia a spirale. Alla forma delle galassie pare associato anche il loro colore. Così le ellittiche appaiono di colore rosso poichè sono costitutie prevalentemente da stelle molto vecchie, mentre quelle a spirale appaiono di colore blu poichè in esse sono pienamente attivi i processi di formazione stellare che portano alla nascita di nuove stelle. In un recente lavoro (il cui resoconto può essere letto qui) un gruppo di astronomi inglesi ha evidenziato l'esistenza di una particolare classe di galassie a spirale di colore rosso nelle quali, evidentemente e nonostante la loro morfologia, non si stanno formando nuove stelle. Gli astronomi avanzano l'ipotesi che ciò sia dovuto all'ambiente nelle quali queste galassie sono collocate. Si trovano, infatti, nelle regioni perifiriche di grandi ammassi di galassie e, probabilmente, l'interazione con le regioni più densamente popolate le ha private del gas necessario per formare nuove stelle.
Credit: Hubble Space Telescope/COMBO-17 survey/Marco Barden, Christian Wolf, Meghan Gray (STAGES) & Sloan Digital Sky Survey (Galaxy Zoo).



Le regioni densamente popolate da galassie come quella dell'ammasso Abell 901/902 possono rappresentare un laboratorio ideale dove studiare l'evoluzione galattica e le relazioni fra morfologia e ambiente circostante.
Credit: STAGES/COMBO-17/HST

lunedì 24 novembre 2008

L'antico tsunami di New York

Tutti i corpi del sistema solare interno hanno sperimentato, all'inizio della loro storia evolutiva, un intenso periodo di bombardamento asteroidale. Le orbite caotiche di detriti rocciosi più o meno grandi intersecavano quelle dei pianeti in formazione dando spesso vita a impatti di proporzioni catastrafiche. La stessa Luna si ritiene si sia formata a seguito dell'aggregazione dei detriti rocciosi sollevati dell'impatto con la Terra di un corpo di dimensioni pari a quelle di Marte. L'intensità del bombardamento asteroidale è andato via via scemando pur non interrompendosi mai del tutto. Anche ai nostri giorni resta alta l'attenzione di gruppi di ricerca in tutto il mondo impegnati sia a valutare le conseguenze per la Terra e per la vita di un impatto con un asteroide sia per implementare sistemi di allerta precoce tali da consentire la rilevazione di corpi in rotta di collisione in tempo utile per limitarne i danni.
Un recente studio divulgato da Discovery Channel mette in relazione i ritrovamenti geologici fatti lungo le rive del fiume Hudson con il probabile impatto con la Terra di un corpo di circa 100 metri di diametro. L'impatto, avvenuto secondo i ricercatori circa 2300 anni fa, sollevò un'onda alta 20 metri che risalì per decine di chilometri il corso del fiume Hudson inondando l'intera isola di Manhattan.
La notizia è riportata dal Corriere della Sera:
mentre lo studio pubblicato da Discovery Channel è a questo indirizzo:
Foto credit: corriere.it

La scuola che va in pezzi

Che dire? Le parole si sprecano in ogni occasione in cui c'è da piangere una vittima dello sfascio italiano. Eppure... Eppure, come è possibile constatare quotidianamente la fatiscenza delle strutture scolastiche italiane e, contemporaneamente, assistere all'assoluto immobilismo di chi ha il dovere di provvedere e garantire che la scuola sia, oltre che un luogo sicuro, anche in grado di garantire la dignità, la moralità, la funzionalità, i valori che dovrebbero essere propri della prima istituzione dello Stato di cui i ragazzi vengono a conoscenza. Ma può una società priva ormai di valori e regole essere in grado di fare quello scatto di dignità che imponga ai propri rappresentanti di adempiere agli obblighi cui sono chiamati? Quanto durerà il dolore e lo sdegno degli italiani per la morte di Vito, abituati a vedere la realtà solo attraveso le ristrette dimensioni consentite da uno schermo televisivo? La risposta è purtroppo senza speranza: durerà giusto il tempo della presenza in TV della notizia. Poi ... poi tutto come prima. Fino alla prossima morte, alla prossima notizia. Ormai non siamo più in grado di ragionare con la nostra mente; assistiamo (da uno schermo televisivo), passivi e complici, al crollo, purtroppo non solo metaforico, della società italiana e delle sue istituzioni.
Foto: Ansa

venerdì 21 novembre 2008

Ancora un'immagine di un pianeta extrasolare.

Beta Pictoris è una giovane stella, solo 12 milioni di anni di età, distante circa 70 anni luce. Da tempo è noto che la stella è cirondata da un disco di polveri e detriti del tutto simile a quello che, circa 5 miliardi di anni, fa portò alla formazione dei pianeti del nostro sistema solare. Recentemente è stata ipotizzata la presenza di un pianeta già formato orbitante attorno a Beta Pictoris per dar conto della particolare forma del disco e della probabile caduta di oggetti di natura cometaria verso la stella. E', invece, di oggi la notizia che ricercatori francesi dell'ESO sono probabilmente riusciti a fotografare il pianeta usando i sensibili occhi infrarossi del telescopio europeo VLT operante in Cile. Il diametro stimato dell'orbita del pianeta, il cui nome è Beta Pictoris b, è di circa 8 unità astronomiche, confrontabile con quello di Saturno. Il risultato, se confermato, è stato possibile grazie a una particolare tecnica di elaborazione delle immagini. In sostanza, gli astronomi hanno sottratto tutto il contributo luminoso proveniente dalla stella mettendo così in evidenza il disco e il probabile pianeta. Sono ormai già tre gli annunci di probabili identificazioni di controparti ottiche per i pianeti extrasolari di cui già si conosceva indirettamente l'esistenza. Un passo avanti di straordinaria importanza sulla via della comprensione dei meccanismi di formazione ed evoluzione dei sistemi planetari.
Credit: ESO/A.-M. Lagrange et al.

Temporale a Genova

Con piacere pubblico una splendida immagine che il mio amico Giuseppe Morandi ha scattato dalla sua Genova durante un temporale. Complimenti a Giuseppe con il quale, e insieme alle nostre famiglie, ho avuto la fortuna di condividere la passione per l'astronomia e degli splendidi giorni di vacanza in Trentino.

giovedì 20 novembre 2008

Piccola ma molto attiva

Le galassie sono luoghi in cui, contemporaneamente alla morte delle stelle giunte alla fine del loro ciclo evolutivo, nuove stelle nascono. In una galassia come la Via Lattea si accendono in media 4 stelle l'anno. Ci sono però alcune galassie in cui il tasso di formazione stellare è più elevato. Si tratta per lo più di galassie che hanno sperimentato in un recente passato gli effetti di incontri ravvicinati con altre galassie. L'interazione ha come conseguenza la compressione del gas interstellare presente nelle galassie che innesca così i processi di formazione stellare. Quello che succede però in NGC 1569 ha da sempre rappresentato un mistero per gli astronomi. Si tratta infatti di una piccola galassia, con massa di circa mille volte più piccola della Via Lattea. Eppure, presenta un tasso di formazione stellare di almeno mille volte maggiore a quello della nostra galassia. Come è possibile, tanto più in considerazione che NGC 1569 non mostra segni di recente interazione con galassie vicine? La risposta è stata trovata da un team internazionale di astronomi, tra cui alcuni ricercatori italiani dell'INAF. Studiando un particolare tipo di stelle, le giganti rosse, gli astronomi sono riusciti a determinare con maggior precisione la distanza della galassia che è risultata essere maggiore di quanto fino a ora ritenuto. Ciò comporta che NGC 1569 non è affatto una galassia isolata, ma si trova immersa in un gruppo di galassie la cui interazione gravitazionale è probabilmente la causa dell'eccezionale tasso di formazione stellare misurato.
Credit: NASA, ESA, the Hubble Heritage Team (STScI/AURA) e A. Aloisi (STScI/ESA)

M84: una galassia in una bolla di gas

M84 è una galassia situata a circa 55 milioni di anni luce. Fa parte dell'ammasso della Vergine, uno degli ammassi di galassie a noi più vicini. Come tutte le galassie anche M84 ospita nel suo centro un buco nero supermassiccio, di massa pari a molti milioni di masse solari. A causa del suo intenso campo gravitazionale, grandi quantità di materia vengono attratte dal buco nero formando un disco nel quale, spiraleggiando e riscaldandosi, il gas viene risucchiato. Il riscaldamento del gas genera l'emissione di intensa radiazione X e provoca anche l'emissione di intensi getti di materia che si allontana a velocità prossima a quella della luce interagendo con il mezzo circostante. L'interazione fa si che si formino delle bolle di gas che espandendosi finiscono per avvolgere l'intera galassia. Poichè l'attività del buco nero non è costante nel tempo, dipendendo dalla quantità di materia disponibile nelle sue iummediate vicinanze, anche l'intensità dei getti e la capacità di dar vita alle bolle varia nel tempo. Si formano così una serie di bolle concentriche. E' quello che mostra questa bella immagine ottenuta sovrapponendo le riprese in banda X ottenute dal telescopio spaziale Chandra (in blu) e quelle in banda radio dal radiotelescopio VLA (in rosso). Sono chiaramente visibili le bolle concentriche di gas che avvolgono M84, che viene così ad assumere il singolare aspetto di una matrioska.
Credit: X-ray (NASA/CXC/MPE/A.Finoguenov et al.); Radio (NSF/NRAO/VLA/ESO/R.A.Laing et al); Optical (SDSS)

mercoledì 19 novembre 2008

Renato Dulbecco e la "fuga dei cervelli"

Pubblichiamo di seguito l'intervento del premio Nobel Renato Dulbecco a proposito della "fuga dei cervelli" italiani: migliaia di giovani ricercatori costretti a cercare all'estero i finanziamenti per le loro ricerche. Riflettiamoci tutti!

da repubblica.it

Sulla fuga dei cervelli è il momento di cambiare
di Renato Dulbecco


HO LASCIATO il mio Paese nel 1947, a soli 33 anni, per gli Stati Uniti, per poter sviluppare le ricerche scientifiche che mi hanno fatto meritare il Premio Nobel per la Medicina, molti anni dopo, nel '75. Oggi mi fa male vedere che, dopo oltre 60 anni, la situazione di crisi della ricerca scientifica in Italia non è cambiata, anzi. Lo dimostrano i più di mille ricercatori italiani sparsi per il mondo che hanno già riposto all'appello di questo giornale e che hanno dovuto, come me, lasciare il Paese per dedicarsi alla scienza.
Il mio rammarico non è una questione di nazionalismo: la scienza per sua natura ignora il concetto di Patria, perché è e deve rimanere universale. Anzi, penso sia importante per uno scienziato formarsi all'estero e studiare in una comunità internazionale. Tuttavia dovrebbe anche poter scegliere dove sviluppare le sue idee e i frutti del suo studio, senza dover escludere del tutto il Paese dove è nato.
Ciò che mi dispiace profondamente è toccare con mano l'immobilismo di un'Italia che sembra non curarsi della ricerca scientifica, esattamente come nel dopoguerra. Come se più di mezzo secolo di esplosione del progresso scientifico fosse passato invano. Chi vuole fare ricerca se ne va, oggi come ieri, per gli stessi motivi. Perché non c'è sbocco di carriere, perché non ci sono stipendi adeguati, né ci sono fondi per ricerche e le porte degli (ottimi) centri di ricerca sono sbarrate perché manca, oltre ai finanziamenti, l'organizzazione per accogliere nuovi gruppi e sviluppare nuove idee. Perché non esiste in Italia la cultura della scienza, intesa come tendenza all'innovazione che qui, negli Stati Uniti, è privilegiata in ogni senso ed è il motore del cambiamento.
Ciò che è cambiato concretamente, rispetto ai miei tempi, è che la ricerca scientifica, spinta dalla conoscenza genomica che è stata al centro del miei studi e oggi rappresenta il futuro, richiede molti più investimenti in denaro e persone rispetto a 60 anni fa. Si allungano così le distanze fra Paesi che investono e quelli che non lo fanno. L'Italia rischia, molto più che negli anni Cinquanta, di rimanere esclusa definitivamente dal gruppo di Paesi che concorrono al progresso scientifico e civile. Io sono uno scienziato e non ho la ricetta per salvare la ricerca italiana, ma proprio come "emigrato della ricerca " posso dire che i modelli ci sono, anche vicini ai nostri confini, senza guardare agli Stati Uniti, che sicuramente hanno una cultura e una storia molto diversa dalla nostra. Basterebbe iniziare a riflettere dal dato più semplice. Un Paese che investe lo 0,9% del proprio prodotto interno lordo in ricerca, contro la media del 2% degli altri, non può essere scientificamente competitivo né attirare a sé o trattenere i suoi ricercatori migliori.

L'attività del buco nero

I buchi neri sono appunto neri, cioè non visibili, poichè il loro intenso campo gravitazionale fa in modo che nulla, neppure la radizione visibile, possa allontanarsi dalla loro superfice. E' però possibile rilevarne la presenza osservando gli effetti che la gravità dei buchi neri produce nell'ambiente circostante. Ad esempio, è possibile studiare la radiazione X emessa dalla materia che si riscalda precipitando nel buco nero. Oppure dedurne la presenza misurando le elevate velocità delle stelle che orbitano attorno a questi mostri. Gli astronomi dell'ESO hanno usato due dei più sensibili telescopi del mondo, il VLT e l'APEX entrambi operanti in Cile, per osservare il centro della Via Lattea dove è annidato un buco nero supermassiccio di massa pari a milioni di masse solari. La regione, nota come Sagittarius A*, è stata studiata in banda ultravioletta con il VLT e in banda submillimetrica con l'APEX. Quello che gli astronomi hanno osservato è la presenza di intensi getti di materia provenienti dal disco che circonda il buco nero, espulsi grazie a un meccanismo alimentato sempre dal suo campo gravitazionale. L'immagine a fianco mostra la regione centrale della nostra galassia e, a destra, un serie di rappresentazioni artistiche del disco di materia che circonda il bunco nero dal quale si dipartono gli intensi getti di materia.
Credit: ESO/APEX/2MASS/A. Eckart et al. , ESO/L. Calçada

domenica 16 novembre 2008

Ecco la prima immagine di un intero sistema planetario

Sono passate poche ore dall'annuncio della prima immagine di un pianeta extrasolare ed ecco che gli astronomi che lavorano con il gigantesco telescopio Gemini North alle Hawaii annunciano la prima immagine di un intero sistema planetario. Si tratta di quello che cirdonda la stella HR8799, distante circa 140 anni luce. Si tratta di una stella di tipo spettrale A, molto calda dunque e di colore blu, con massa circa una volta e mezzo quella del Sole. Era già noto che la stella possiede un complesso sistema planetario composto da almeno tre pianeti e da un disco di detriti rocciosi. I tre pianeti sono tutti di massa molto grande. I due più interni, grandi circa 10 volte Giove, orbitano a distanze di 24 e 37 Unità Astronomiche (UA, la distanza cioè della Terra dal Sole) dallo loro stella. Il terzo, invece, più piccolo, "solo" 7 masse gioviane, dista dalla stella 67 UA. Più distante è presente il disco di detriti che ricorda molto da vicino la Fascia di Kuiper del nostro sistema solare. Per certi versi, quello di HR8799 è una versione ingrandita del nostro sistema solare. Utilizzando le ottiche adattive del telescopio Gemini North, con le quali si è eliminato il disturbo provocato dall'atmosfera, e operando nella regione infrarossa dello spettro elettromagnetico, gli astronomi sono riusciti a oscurare l'intensa luminosità della stella e a riprendere il più debole segnale luminoso dei pianeti. Un grande successo di cui è possibile leggere un resoconto (in inglese) cliccando qui.
Credit: Gemini Observatory

venerdì 14 novembre 2008

Doppi servizi

Sarà lanciato oggi lo Space Shuttle Endeavour per una missione di 15 giorni presso la Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Obiettivo è l'adeguamento delle strutture per il miglioramento della vivibilità della stazione che sarà in grado di ospitare 6 membri d'equipagggio, il doppio rispetto ai tre attuali. Gli astronauti dello Space Shuttle trasporteranno a bordo della ISS nuovi strumenti e nuove infrastrutture fra cui un modernissimo sistema di riciclaggio delle acque reflue in grado di trasformare in acqua potabile l'urina degli astronauti. Saranno poi installati dei nuovi letti e soprattutto una seconda toilette. Si sa, in ogni famiglia i doppi servizi fanno sempre comodo!
Credit: NASA

La prima immagine di un pianeta extrasolare

Riuscire a fotografare un pianeta extrasolare è un'impresa che da qualche anno sta impegnando gli astronomi e i più potenti telescopi sia da terra che dallo spazio. Non si tratta affatto di una cosa semplice! Al contrario, la debolissima luce dei pianeni, per giunta immersi nell'abbagliante luminosità delle loro stelle, pone di fatto la prima ripresa di un pianeta extrasoalre al di là delle attuali capacità degli strumenti disponibili. Per questo motivo la tecnica usata da alcuni astronomi impiegando il telescopio spaziale Hubble è particolarmente interessante. Il gruppo di ricerca ha osservato a distanza di circa due anni il disco protoplanetario che circonda la stella Fomalhaut, distante 25 anni luce. All'interno del disco sono state individuate alcune formazioni di cui una particolarmente grande, circa tre masse gioviane, non può che essere un pianeta. La conferma è ventua dal confronto delle immagini del disco prese a distanza di tempo che mostrano un evidente spostamento del pianeta lungo la sua orbita. Le stime degli astronomi indicano in circa 17 miliardi di km il diametro dell'orbita e in 872 il periodo di rivoluzione del pianeta.
Credit: NASA, ESA

martedì 11 novembre 2008

Dove nascono le stelle

RCW120: è il nome di questa regione ricca di gas distante 4200 anni luce nella costellazione dello Scorpione nella quale si stanno formando numerose stelle. L'immagine è stata ottenuta in banda submillimetrica dal telescopio APEX situato nel deserto dell'Atacama in Cile. La bolla di gas ionizzato ha dimensioni di circa 10 anni luce e la sua rapida espansione causa il collasso del gas circostante nel quale si formano nuove stelle.
Credit: ESO/APEX/DSS2/SuperCosmos

Scontro fra ammassi

Questa splendida immagine del Bullet Cluster è il risultato della composizione delle osservazioni condotte da due telescopi spaziali, Chandra che opera nella regione X dello spettro elettromagnetico e Hubble, e di un telescopio a terra, il Magellano installato sulle cime delle Ande cilene. Bullet Cluster è un ammasso di galassie che si è formato a seguito del colossale scontro fra due ammassi più piccoli. Le grandi energie in gioco rendono l'ammasso un vero e proprio laboratorio nel quale condurre misure e osservazioni sui più avanzati fronti della ricerca astrofisica: la materia oscura, fisica delle alte energie e l'antimateria.
Credit: X-ray: NASA/CXC/CfA/M.Markevitch et al.; Optical: NASA/STScI; Magellan/U.Arizona/D.Clowe et al.

venerdì 7 novembre 2008

Il planetario al Liceo "Garofano" di Capua

Sarà un indimenticabile viaggio attraverso l'universo quello che gli alunni delle quinte classi del Liceo "Garofano" di Capua vivranno il prossimo lunedì 10 novembre. Presso il loro istituto sarà, infatti, ospitato il planetario digitale di "cielisereni.it". Grazie all'eccezionale software del planetario e alla grande cupola di ben 6 metri di diametro gli studenti accompagnati dai loro insegnanti potranno scoprire le meraviglie dell'universo: stelle, pianeti, galassie. Un'esperienza indimenticabile. Con il vantaggio di potervi assistere senza allontanarsi dalla scuola: il tutto, grazie al laboratorio mobile di "cielisereni.it", sarà infatti installato direttamente presso il Liceo, con notevole vantaggio sia in termini economici che di migliore gestione del tempo dedicato alla didattica.


Ecco il testo del comunicato stampa:

COMUNICATO STAMPA

“Il planetario in classe”:
un viaggio nel cosmo per gli alunni del Liceo Scientifico “Garofano” di Capua


Un fantastico viaggio attraverso stelle, pianeti, costellazioni e la Via Lattea. È quello che potranno vivere gli alunni delle classi quinte del Liceo Scientifico “Garofano” di Capua il prossimo 10 novembre grazie al planetario digitale che sarà installato direttamente presso la scuola.

“Il planetario è un eccezionale strumento per la didattica dell’astronomia. – afferma Giuseppe Munno, responsabile scientifico di “cielisereni.it”, che opera esclusivamente nell’ambito della divulgazione e della didattica dell’astronomia e che ha organizzato gli incontri in collaborazione con gli insegnanti – Con esso è possibile mostrare il cielo come lo si vedrebbe lontano dal disturbo delle luci cittadine che ormai, di fatto, impediscono la visione delle stelle dai centri urbani.” Il planetario di “cielisereni.it” è uno dei più tecnologicamente avanzati d’Italia. È in grado di riprodurre le posizioni di stelle e pianeti in qualsiasi momento del passato, del presente e del futuro e anche di mostrare il cielo come si vedrebbe da qualsiasi punto della Terra e perfino da altri pianeti del sistema solare. Inoltre, immagini e video spettacolari mostreranno in tutto la loro bellezza i più famosi oggetti celesti.

Le proiezioni si svolgono in una grande cupola gonfiabile di ben 6 metri di diametro all’interno della quale trovano comodamente posto fino a 30 studenti e i loro insegnanti. Il tutto, grazie al laboratorio mobile, portato direttamente presso le scuole che non dovranno così più preoccuparsi di raggiungere i tradizionali planetari fissi con conseguente notevole risparmio sia in termini di costi non dovendosi più prevedere le spese di trasporto, sia in termini di migliore utilizzo del tempo disponibile per la didattica perché al termine delle proiezioni gli studenti possono tornare in classe e proseguire come da orario.

“Il nostro obiettivo è di suscitare emozioni, meraviglia, passione – afferma Giuseppe Munno – Vogliamo far comprendere l’importanza dello studio dell’universo non solo per il progresso dell’uomo ma anche per costruire un mondo migliore che, come il cielo, non conosca barriere né confini.”

L’iniziativa è stata resa possibile grazie all’impegno preside prof. Di Cicco e degli insegnanti Paola Gravante e Pasquale della Valle. Si tratta della prima iniziativa di questo genere a Capua e il Liceo Scientifico vuole essere da guida per tutte le altre scuole che operano sul territorio comunale.

Il planetario e gli altri strumenti di “cielisereni.it”, che comprendono telescopi, strumenti per la ripresa, binocoli, video, laboratori, sono disponibili per replicare l’iniziativa in tutte le altre scuole. È sufficiente contattare “cielisereni.it” visitando il sito web dove potranno essere richieste tutte le informazioni e prenotare i servizi.

La ricerca in Italia - lettera al presidente Napolitano

Un dottorando, un professore, una studentessa, una ricercatrice e un'impiegata del Dipartimento di Astronomia dell'Università di Padova. Viene da loro l'appello, consegnato sotto forma di lettera aperta al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per salvare e rilanciare la ricerca scientifica in Italia. I tagli alla ricerca rischiano di compromettere definitivamente la capacità e il ruolo della ricerca italiana già costretta a operare in un contesto di grande difficoltà economica e organizzativa. Tagliare gli sprechi non può significare tagliare i fondi.
Di seguito il testo dell'appello:


Alla cortese attenzione delPresidente della Repubblica Italiana
Padova, 5 novembre 2008

Illustre Signor Presidente, siamo una delegazione di studenti, dottorandi, ricercatori, docenti e personale tecnico del Dipartimento di Astronomia dell'Università di Padova, ma potremmo appartenere a qualunque dipartimento, facoltà, Università d'Italia. Le rivolgiamo un appello accorato affinché, con la Sua autorità al di sopra delle parti e con il Suo prestigio, Ella ci aiuti a sensibilizzare l'opinione pubblica e il Governo sulla necessità di far riacquistare ad istruzione e ricerca un ruolo centrale nella prospettiva di sviluppo del nostro Paese. Vorremmo che le istanze promosse in queste settimane da tutte le componenti di Scuola e Università (studenti, ricercatori, docenti, personale tecnico) trovassero adeguata risonanza nelle sedi opportune, riparando alle difficoltà finora riscontrate nel dialogo con gli organi competenti. In una situazione già precaria, i nuovi tagli ai finanziamenti previsti dalla Legge n.133 costituiscono un ulteriore ostacolo allo svolgimento di ricerca di avanguardia e alla garanzia di adeguata offerta didattica nell'Università. Ma forse ancora più insidiose, nelle loro potenziali conseguenze, sono la prospettiva di una drastica riduzione del ricambio del personale e delle nuove assunzioni, e la possibile trasformazione delle Università in Fondazioni. Di fatto, i giovani vedranno ridotta praticamente a zero la possibilità di inserimento nella ricerca italiana, e ciò porterà a breve termine ad un grave impoverimento del patrimonio culturale. Inoltre, nell'attuale contesto del nostro Paese, la privatizzazione dell'Università può costituire un pericolo per la libertà di ricerca e di insegnamento garantiti fino ad ora, privilegiando le scienze applicate rispetto a quelle di base, e aprendo la strada a un possibile condizionamento dell'istruzione. Infine, tale privatizzazione renderebbe ancor più oneroso per le famiglie italiane l'accessoall'istruzione superiore. Siamo consapevoli che i problemi dell'Università italiana sono numerosi e complessi, ma non è con drastici tagli ai finanziamenti che questi possono essere risolti. È invece necessario un profondo riordinamento in senso meritocratico dell'intero sistema universitario, all'interno di un progetto di riforma costruito insieme ed insieme condiviso. Nello spirito della nostra Costituzione, che garantisce a tutti il diritto allo studio e promuove la ricerca, Le porgiamo i nostri più rispettosi saluti, pregandoLa di far sentire la Sua autorevole voce.

mercoledì 5 novembre 2008

Barak Obama e la scienza

Barak Obama è il nuovo presidente degli Stati Uniti d'America. I discorsi pronunciati da lui e dal suo sfidante, il senatore McCain, appena dopo l'ufficializzazione dei risultati elettorali sono stati di grandissimo livello umano, civile e politico. Ancora un segno della maturità democratica di quel grande paese. Il presidente Obama è ora atteso da impegni estremamente gravosi in un contesto di grande difficoltà internazionale. La prestiogiosa rivista New Scientist ha riassunto in un bel servizio il pensiero del neo presidente su vari temi come l'energia, i cambiamenti climatici, le cellule staminali, l'esplorazione dello spazio, ecc. Brevi flash, ma in ogni caso una lettura (in inglese) molto interessante.
Credit: ilsole24ore.it

martedì 4 novembre 2008

Stelle e strisce, stelle a strisce!

Oggi è il gran giorno per gli Stati Uniti. Si sceglie il 44° presidente a stelle e strisce. Senza dubbio, il fatto stesso che il candidato Barak Obama sia arrivato a un passo dalla vittoria rappresenta gran parte di quel cambiamento in nome del quale è stata impostata la sua campagna elettorale. Grandi temi in un momento di grande crisi: la guerra, l'economia, i diritti. Con un grande assente, sia fra le proposte democratiche che fra quelle repubblicane: la ricerca scientifica e il suo ruolo nella società del futuro. In questo, gli Stati Uniti del terzo millenio si stanno allineando sempre più ad alcuni paesi, come l'Italia, in cui la ricerca non è più argomento nemmeno per i talk show televisivi. Speriamo bene! E mentre spreriamo, possiamo provare a fare una bella e facile ripresa astronomica, con le "stelle a strisce". Si tratta dell'effetto prodotto dalla rotazione terrestre che provoca l'apparente moto della volta celeste. Impostando sulla macchina fotografica il tempo di esposizione a molti minuti, le stelle lasciano una striscia tanto più lunga quanto maggiore è il tempo di posa.

lunedì 3 novembre 2008

Un mondo di ghiaccio

Encelado è un enigmatico e, allo stesso tempo, splendido satellite di Saturno. Interamente ricoperto di ghiaccio, mostra sulla sua superfice delle lunghe striature, probabilmente dei profondi canyon, e dei potenti geyser dai quali viene espulsa materia che va alimentare il sistema di anelli di Saturno. La sonda Cassini, in orbita da oltre quattro anni e mezzo attorno al pianeta, ha avuto lo scorso 31 ottobre un passaggio ravvicinato con Encelado. Le immagini riprese sono come sempre spettacolari. Questa a fianco, con un dettaglio di circa 12 metri per pixel, mostra una delle striature, il Baghdad Sulcus, e, evidenziato dal cerchio giallo, uno dei punti da cui si originano i geyser.
Credit: NASA