sabato 27 febbraio 2010

On line il nuovo numero de "L'ASTROFILO"



Puntuale come sempre è scaricabile gratuitamente il numero di marzo de L'Astrofilo, la rivista telematica dedicata agli appassionati del cielo. Anche questo numero è ricco di preziose informazioni per gli astrofili, siano essi principianti che più esperti. Numerose poi le iniziative organizzate dalle associazioni amatoriali in tutta Italia. Insieme al numero 16 è scaricabile anche la quarta uscita dei fumetti scientifici dedicati ai più piccoli. Per scaricare i numeri è sufficiente collegarsi al sito della rivista.

giovedì 25 febbraio 2010

NGC 346, uno splendido ammasso



NGC 346 è uno splendido ammasso aperto formato da decine di giovani stelle la cui età è stimata in non più di qualche milione di anni. Si trova nella Piccola Nube di Magellano, una piccola galassia satellite della Via Lattea visibile anche a occhio nudo dai cieli australi. Distante circa 210mila anni luce e di dimensioni stimate in circa 200 anni luce, NCG 346 è restituita in tutta la sua straordinaria bellezza in questa immagine ottenuta dagli astronomi dell'ESO utilizzando la camera WFI (Wide Field Imager) con il telescopio di 2,2 metri che opera sotto i cieli di La Silla in Cile. Oltre alle numerose, giovani stelle sono anche visibili le strutture nebulari costituite dal gas nelle quali sono ancora in svolgimento i processi di formazione stellare. La caratteristica forma assunta dalla nube di gas è dovuta all'azione degli intensi venti stellari emessi dalle giovani stelle che scavano e modellano il gas in un processo in continua evoluzione man mano che nuove stelle iniziano il loro ciclo vitale.


Credit: ESO

venerdì 19 febbraio 2010

M31 e le supernovae Ia


Oltre a regalarci un'altra splendida vista di M31, la grande galassia di Andromeda distante circa 2,5 milioni di anni luce, l'immagine composita ottenuta sommando le osservazioni in banda X del telescopio spaziale Chandra, nell'infrarosso di Spitzer e nel visibile della Digitized Sky Survey sta aiutando gli astronomi a comprendere meglio i meccanismi che portano all'esplosione di un particolare tipo di supernovae, le supernovae Ia. Si tratta di stelle che rivestono una particolare importanza in ambito cosmologico, essendo utilizzate come candele standard per la misura delle distanze di galassie lontane. I modelli teorici prevedono che le supernovae di tipo Ia esplodono quando una nana bianca in un sistema binario stretto, strappando materia alla compagna, accresce la propria massa oltre il limite di 1,4 masse solari innescando così una distruttiva deflagrazione termonucleare. L'analisi dell'intensità dell'emissione X rilevata da Chandra al centro di M31 mette però in dubbio questo modello, favorendo invece un meccanismo innescato dalla fusione di due nane bianche in orbita stretta l'una attorno all'altra. Tale ipotesi pare per altro trovare un primo, parziale riscontro con le osservazioni condotte da Chandra e relative a altre cinque galassie a spirale.

Credit: X-ray (NASA/CXC/MPA/M.Gilfanov & A.Bogdan), Infrared (NASA/JPL-Caltech/SSC), Optical (DSS)


Nel video è mostrata un'animazione che mostra il meccanismo di fusione di due nane bianche che porta all'esplosione di una supernova di tipo Ia

venerdì 12 febbraio 2010

La nebulosa di Orione come mai vista prima




VISTA (Visible and Infrared Survey Telescope for Astronomy), il nuovo telescopio di 4,1 dell'ESO che opera sotto i bui cieli del Cile, ci mostra M42, la famosissima nebulosa di Orine, con un dettaglio mai visto in una serie di straordinarie immagini ottenute nell'infrarosso. VISTA è un telescopio progettato per mappare il cielo nella regione infrarossa dello spettro elettromagnetico. Pur essendo uno degli oggetti astronomici più conosciuti, fotografati e studiati del cielo, M42 si presenta nelle immagini ottenute da VISTA nella sua straordinaria bellezza mostrandoci altresì dettagli mai rilevati in precedenza. Situata nella costellazione di Orione a disegnarne parte della spada, M42 è una regione di formazione stallare la cui distanza è stimata in 1350 anni luce. Visibile anche a occhio nudo e magnifica se osservata al telescopio, i processi che in essa si svolgono possono però essere rilevati solo se osservati nell'infrarosso. A differenza della radiazione infrarossa, infatti, la luce emessa dalle giovani stelle neonate o ancora in formazione non riese a penetrare le dense nubi di gas e polveri dalle quali sono avvolte. Oltre alle quattro stelle che costituiscono il trapezio posto al centro di M42, Vista è riuscita così a osservare numerose giovani stelle annidate nel cuore della regione. Queste stelle emettono intensi getti di radiazione e materia espulsa a velocità fino a 700mila chilometri orari. Questi getti eccitano il gas circostante provocando l'emissione di radiazione pure rilevata nelle imagini di VISTA.










Credit: ESO

Le aurore di Saturno


Il fortunato allineamento con cui il pianeta presenta ogni 15 anni ha permesso al telescopio spaziale Hubble di riprendere delle splendide immagini di Saturno. Il signore degli anelli mostra entrambi i poli abbelliti dai magici giochi di luce di due aurore.

Credit: NASA/ESA

venerdì 5 febbraio 2010

Una coppia di quasar


Le osservazioni del telescopio spaziale Chandra che opera nella regione X dello spettro elettromagnetico hanno consentito per la prima volta di ottenere un'immagine dettagliata di una coppia di quasar all'interno di una struttura galattica formatasi a seguito dello scontro e successiva fusione di due galassie distanti più di 4 miliardi e mezzo di anni luce nella costellazione della Vergine. I due quasar sono separati da una distanza di appena 70mila anni luce e nell'immagine ottica sovrapposta a quella ottenuta in banda X da Chandra sono chiaramente visibili le code mareali di stelle e materia strappate alle gallassie a seguito dello scontro. I quasar sono sede di intense emissioni X che si generano quando grandi quantità di materia vengono risucchiate dai buchi neri posti al centro delle galassie, disponendosi lungo dischi di accrescimenti dove, riscaldandosi emettono radiazione X. Lo studio, condotto da un gruppo di ricercatori guidato da Paul Green, ha confermato l'ipotesi che a seguito degli scontri fra galassie i quasar vengono alimentati da grandi quantità di gas aumentando notevolmente la propria attività. "I quasar sono fra gli oggetti più luminosi che si conoscano - afferma Green - ma nonostante ne siano stati scoperti più di un milione è la prima volta che ne vengono osservati du così vicini ."
Credit: X-ray (NASA/CXC/SAO/P. Green et al.), Optical (Carnegie Obs./Magellan/W.Baade Telescope/J.S.Mulchaey et al.)

mercoledì 3 febbraio 2010

La scintillante bellezza di NGC3603


Il potente occhio del Very Large Telescope dell'ESO che opera dai cristallini e bui cieli del Cile ha ottenuto una immagine di stupefacente bellezza di NGC3603, una regione di intensa formazione stellare distante circa 22mila anni luce dalla Terra. Avvolte da estese nubi gassose sono visibili migliaia di stelle neonate la cui età viene stimata in non più di un milione di anni. NCG3603 rappresenta un ottimo banco di prova per i modelli di formazione ed evoluzione stellare; tali processi pur essendo molto comuni in tutte le galassie, sono difficilmente osservabili con il dettaglio che invece, grazie alla sua relativa vicinanza, è possibile in NGC3603. La forma stessa con cui la nebulosa si presenta è dovuta all'intensa radiazione emessa dalle giovani e calde stelle che scolpisce e modella le estese formazioni gassose. Al loro interno è possibile osservare stelle a vari stadi della loro evoluzione, da quelle che hanno avanti a sè ancora miliardi di anni di vita ad alcune ormai prossime a esplodere come supernovae. Infatti, la durata della vita delle stelle dipende dalla loro massa: più sono massicce più breve sarà la loro vita. Ad esempio, una stella piccola come il Sole può vivere fino a 10 miliardi di anni, mentre le stelle molto più massicce esplodono come supernovae nel giro di qualche milione di anni. Le stelle di NGC3603, pur essendo nate tutte più o meno contemporaneamente, si presentano con masse, e dunque durate della vita, anche molto diverse le une dalle altre. Si va da stelle di massa anche più piccola di quella del Sole a giganti pesanti decine di masse solari. In particolare, sono state individuate tre stelle di tipo Wolf-Rayet, stelle estremamente brillanti e massicce che espellono grandi quantità di materia prima di esplodere. Grazie alle osservazioni condotte con il VLT è stato possibile accertare la presenza di quella che è ritenuta la più massiccia stella della Galassia: una gigante di 120 masse solari in un sistema binario la cui compagna è pure essa una gigante di 86 masse solari.

Credit: ESO

lunedì 1 febbraio 2010

Il nuovo numero de "L'Astrofilo"


Puntuale come ogni mese è scaricabile gratuitamente il numero 15 di febbraio della rivista telematica di astronomia "L'ASTROFILO". Ricco come sempre di articoli utili sia ai neofiti che agli appassionati esperti, il nuovo numero è accompagnato dalla terza uscita del fumetto scientifico. Inoltre il sito on line della rivista si arricchisce ancor più di contenuti con aggiornamenti quasi quotidiani della sezione dedicate alle news.