venerdì 26 dicembre 2008

In Scozia a osservare le stelle!

Le stelle sono ormai scomparse! Le luci sempre più abbaglianti delle nostre città e delle aree industriali hanno sottratto all'osservazione un pezzo di paesaggio, il cielo stellato, che da millenni ha affascinato e stupito l'uomo. Sono pochi ormai i bambini che possono dire di aver visto la Via Lattea a occhio nudo e chi ci è riuscito lo ha fatto da siti di alta montagna, dove minore è l'inquinamento luminoso. Chi vuole osservare, fosse per puro piacere contemplativo o per ragioni professionali e di ricerca, deve affrontare lunghi viaggi per raggiungere le aree del globo più remote e meno popolate. Dal 2009, però, ci sarà un intero parco naturale, quello della foresta di Galloway in Scozia, interamente dedicato alle osservazioni astronomiche. Lontano dalle luci delle aree più densamente abitate della Scozia e immerso nella selvaggia natura di brughiera e laghi, si tratta del parco naturale in Europa interamente dedicato all'osservazione e alla contemplazione del cielo notturno. Un bel regalo in occasione dell'Anno Internazionale dell'Astronomia, non solo per gli appassionati ma per tutti quanti ancora sanno e vogliono stupirsi ammirando la volta stellata.

Nell'immagine, tratta dal sito web di Repubblica, il profilo dell'Italia di notte tracciato dalle luci delle città.

mercoledì 24 dicembre 2008

BUONE FESTE !!!


Festeggiamo con questa spettacolare immagine della galassia NGC 1232 augurando a tutti un 2009 ricco di soddisfazioni!!!


auguri
Credit: ESO/IDA/Danish 1.5 m/R.Gendler and A. Hornstrup

Miraggio cosmico

Previsto dalla teoria della relatività, l'effetto lente gravitazionale si dimostra sempre più uno dei più potenti strumenti a disposizione degli astronomi per scrutare l'universo fino ai suoi più remoti confini. L'effetto lente si produce quando la radiazione luminosa emessa da una sorgente lontana viene deviata dal campo gravitazionale di un oggetto massiccio interposto lungo al linea di vista. Quello che ne risulta sono immagini multiple, distorte e amplificate della sorgente. In particolari condizioni di allineamento fra sorgente, oggetto lente e osservatore si produce (vedi immagine) la cosiddetta croce di Einstein. L'effetto lente gravitazionale, amplificando la radiazione della sorgente così come fanno le lenti dei nostri telescopi, consente agli astronomi di rilevare oggetti estremamente remoti e, perciò, talmente deboli da non essere altrimenti osservabili. Grazie all'effetto lente è possibile così osservare galassie distanti 10 miliardi di anni luce e oltre, e perfino, come hanno fatto recentemente astronomi dell'ESO, scrutare le regioni immediatamente circostanti il buco nero centrale di una di queste galassie.
Credit: ESO/F. Courbin et al.

martedì 23 dicembre 2008

Saturno perde gli anelli!

E' difficile immaginare Saturno senza anelli. L'associazione tra il pianeta e gli anelli che lo circondano è immediata è ormai quasi naturale nell'immaginario dell'uomo. Eppure in questi gioni, osservando con un telescopio Saturno, lo vedremo senza la sua corona di anelli. Cosa sta succedendo? Quale catastrofe ha sottratto al pianeta i suoi anelli? Semplicemente la Terra si trova a transitare attraverso il piano degli anelli, che ci appaiono così di taglio e dunque, di fatto, invisibili all'osservazione. La singolare e rara configurazione si ripete ogni 15 anni circa. Poiche gli anelli sono estremamente poco spessi, quando si dispongono di taglio lungo la linea di osservazione risultano invisibili. Il fenomeno si è verificato l'ultima volta nel 1994 (nell'immagine alcune riprese effettuate in quell'occasione dal telescopio spaziale Hubble), ma fu notato già da Galileo che però non ne comprese la natura. Nel 1610, infatti, lo scienziato pisano osservò Saturno e notò degli strani "oggetti" che lo circondavano. Il suo telescopio non gli consentiva di coglierne la struttura anulare. Galileo notò però che, a differenza di quanto succedeva con i satelliti medicei attorno a Giove, gli oggetti intorno a Saturno non modificavano la loro posizione relativa. A confondere ancor più lo scienziato, qualche tempo dopo la prima osservazione gli strani corpi sparirono del tutto per ricomparire successivamente quando la Terra superò il piano degli anelli e questi furono di nuovo visibili di faccia. Un'interessente ricerca su Galileo e gli anelli di Saturno è reperibile a questo indirizzo.
Credit: Hubble




Per rintracciare Saturno può essere utile la cartina preparata dal sito della NASA.

lunedì 22 dicembre 2008

Nel cuore della Tarantola

Dista oltre 160mila anni luce ed è una regione di formazione stellare particolarmente attiva nella Grande Nube di Magellano, una della galassie satellite della Via Lattea. Nota come Nebulosa Tarantola, ha dimensioni enormi: oltre 800 anni luce. Se fosse alla stessa distanza della Nebulosa di Orione ci apparirebbe a occhio nudo grande almeno 60 volte la Luna piena e sarebbe in grado di proiettare delle ombre sulla superficie della Terra. All'interno di 30 Doradus, questo il nome con il quale la Nebulosa Tarantola è classificata, stanno nascendo stelle di grande massa. L'intensa radiazione e i venti stellari composti da gas a elevata temperatura emessi dalle stelle neonate scavano delle enormi bolle nel gas della nebulosa, mentre le recenti esplosioni di supernovae hanno provocato la formazione di gusci ancora più grandi e particolarmente brillani nella regione X dello spettro elettromagnetico. Dalla fusione di almeno tre di queste superbolle trae origine l'ammasso stellare posto proprio al centro della Nebulosa Tarantola e noto con la sigla R136.
Credit: NASA/CXC/Penn State/L.Townsley, et al.

venerdì 19 dicembre 2008

Un albero di natale cosmico

Gli astronomi dell'ESO hanno pensato di celebrare le festività ormai prossime con una splendida immagine della regione che circonda NGC 2264 nella quale la peculiare disposizione di alcune brillanti stelle blu ricorda da vicino le palline scintillanti su un albero di natale. Distante 2600 anni luce nella costellazioen dell'Unicorno, NGC 2264 è grande circa 30 anni luce. Fu osservata per la prima volta da William Herschel nel 1784 ed è facilmente rintracciabile anche con dei binocoli o dei piccoli telescopi. La regione è sede di processi di formazione stellare che danno origine a numerose giovani stelle la cui brillante luce blu conferisce all'ammasso la sua caratteristica forma.
Credit: ESO

lunedì 15 dicembre 2008

A Castellammare di Stabia i prossimi appuntamenti del planetario digitale

Sarà ospitato nei giorni 16 e 17 dicembre presso l'Istituto Comprensivo "C. Salvati" di Castellammare di Stabia il planetario digitale di cielisereni.it. I bambini delle classi 4 e 5 elementare e delle tre classi delle medie potranno assistere alle proiezioni al planetario e scoprire le meraviglie del cosmo e degli ogegtti che contiene. Un'occasione unica per vivere momenti indimenticabili durante i quali coniugare lo studio dell'astronomia con la passione e lo stupore per la scoperta del cielo stellato.

sabato 13 dicembre 2008

In orbita attorno al buco nero


Un gruppo internazionale di astronomi ha seguito e studiato con il VLT dell'ESO i moti delle stelle nella regione centrale della nostra galassia per oltre 16 anni riuscendo ad acquisire informazioni di eccezionale importanza non solo sui meccanismi di formazione di queste stelle ma anche sul buco nero supermassiccio al quale sono legate gravitazionalmente. La regione centrale della Galassia, nota come Sagittarius A*, ospita un buco nero nero di massa pari a milioni di masse solari. Quasi tutte le galassie ospitano simili mostri al loro centro e anzi, si pensa che l'evoluzione, l'attività e la morfologia delle galassie siano strettamente legate alla massa del buco nero centrale. Più complesso è dare conto della presenza, nelle vicinanze del buco nero, di giovani stelle, la cui nascita dovrebbe essere fortemente ostacolata dalle intense forze gravitazionali operanti nella regione. Lo studio ha seguito i moti di 28 stelle nell'arco di 16 anni. Di una in particolare è stato possibile osservare lo spostamento lungo l'intera orbita. Il certosino lavoro degli astronomi ha consentito loro di accertare oltre ogni dubbio la presenza di un buco nero supermassiccio al centro della Galassia e di acquisire importanti informazioni su come le stelle in quella regione si formano ed evolvono.


Nell'immagine la regione centrale della nostra galassia

Credit: ESO/S. Gillessen et al

venerdì 12 dicembre 2008

Un grande occhio nel futuro dell'astronomia

Guardare sempre più lontano e sempre più indietro nel tempo. La necessità di testare i modelli sulla nascita e l'evoluzione del cosmo richiede strumenti per l'osservazione sempre più grandi, in grado di raccogliere anche il più debole segnale luminoso emesso dalle galassie che popolavano l'universo oltre 12 miliardi di anni fa. I più grandi telescopi al mondo hanno specchi di 10 metri, mentre i 4 occhi di 8,4 metri che compongono il VLT dell'ESO rappresentano il più sensibile strumento a disposizione per le osservazioni. Ma ormai anche questi grandi telescopi non sono più sufficienti. Per questo motivo, un consorzio europeo di cui fa parte anche l'Italia ha avviato la fase progettuale che porterà alla realizzazione del EELT (Extremely large telescope) che, con un diametro di 42 metri, sarà un vero e proprio gigante di dimensioni paragonabili a mezzo campo di calcio. Quando sarà operativo, dopo aver superato tutta una serie di sfide di natura tecnologica, scientifica ed economica, l'EELT consentirà non solo di esplorare l'universo subito dopo la sua nascita ma anche di osservare direttamente pianeti di taglia terrestre, lì dove potrebbe essere ospitata la vita. Il progetto dell'EELT è stato presentato nei giorni scorsi a Venezia. A fianco è possibile scricare e vedere un servizio in onda sulla terza rete RAI.

giovedì 11 dicembre 2008

Biossido di carbonio su un pianeta extrasolare


Il pianeta HD 189733b ha massa paragonabile a quelal di Giove e completa un'orbita attorno alla sua stella in 2,2 giorni. Ciò significa che la sua distanza dalla stella è molto piccola, tanto da rendere estremamente calda la sua atmosfera e impossibile lo svilupparsi di qualsiasi forma di vita. Eppure, la scoperta del telescopio spaziale Hubble della presenza di biossido di carbonio nell'atmosfera di HD 189733b è di estrema importanza. Il biossido di carbonio,infatti, gioca un ruolo chiave nella stabilizzazione del clima. Sulla Terra, per esempio, è una delle sostanze coinvolte nella fotosintesi oltre a essere ingrediente cruciale nel ciclo del carbonio. Non è la prima volta che molecole complesse vengono rilevate nelle atmosfere di pianeti extrasolari. Tra queste il vapor d'acqua e il metano, altre sostanze cruciali nelle complesse dinamiche delle atmosfere planetarie.

Credit: NASA, ESA, and A. Feild (STScI)

sabato 6 dicembre 2008

Il cielo in una scuola


Il planetario digitale presso l'Istituto "Uccella" di S. Maria C. V.

Farà tappa presso l'Istituto Comprensivo "Uccella" di Santa Maria Capua Vetere dal 9 all'11 dicembre il planetario digitale di cielisereni.it. Gli studenti avranno così la possibilità di vivere una emozionante avventura alla scoperta dell'universo e delle meraviglie che contiene. L'iniziativa è stata fortemente voluta dal preside prof. Francesco Parente, dal referente prof. Roberto Simeone, dall'intero corpo docente e dal Consiglio d'Istituto. Ma le attività non si esauriranno qui. Sono, infatti, in programmazione dei programmi didattici che vedranno impegnati gli studenti interessati ad approfondire lo studio dell'astronomia. per loro sarà possibile seguire delle lezioni, osservare al telescopio, visitare osservatori e centri di ricerca, condurre delle misure. Un'opportunità per avvicinarsi al meraviglioso mondo dell'astronomia e dello studio dell'universo.
Di seguito il testo del comunicato stampa:
“Il planetario in classe”:
un viaggio nel cosmo per gli alunni dell’Istituto Comprensivo “Uccella”


Un fantastico viaggio attraverso stelle, pianeti, costellazioni e la Via Lattea. È quello che potranno vivere gli alunni dell’Istituto Comprensivo “Uccella” di Santa Maria Capua Vetere dal 9 al 11 dicembre grazie al planetario digitale che sarà installato direttamente presso la scuola.

“Il planetario è un eccezionale strumento per la didattica dell’astronomia. – afferma Giuseppe Munno, responsabile scientifico di “cielisereni.it”, che opera esclusivamente nell’ambito della divulgazione e della didattica dell’astronomia e che ha organizzato gli incontri in collaborazione con gli insegnanti – Con esso è possibile mostrare il cielo come lo si vedrebbe lontano dal disturbo delle luci cittadine che ormai, di fatto, impediscono la visione delle stelle dai centri urbani.” Il planetario di “cielisereni.it” è uno dei più tecnologicamente avanzati d’Italia. È in grado di riprodurre le posizioni di stelle e pianeti in qualsiasi momento del passato, del presente e del futuro e anche di mostrare il cielo come si vedrebbe da qualsiasi punto della Terra e perfino da altri pianeti del sistema solare. Inoltre, immagini e video spettacolari mostreranno in tutto la loro bellezza i più famosi oggetti celesti.

Le proiezioni si svolgono in una grande cupola gonfiabile di 6 metri di diametro all’interno della quale trovano comodamente posto fino a 30 studenti e i loro insegnanti. Il tutto portato, grazie al laboratorio mobile, direttamente presso le scuole che non dovranno così più preoccuparsi di raggiungere i tradizionali planetari fissi, con conseguente notevole risparmio sia in termini di costi, non dovendosi più prevedere le spese di trasporto, sia in termini di migliore utilizzo del tempo disponibile per la didattica perché al termine delle proiezioni gli studenti possono tornare in classe e proseguire come da orario.

“Il nostro obiettivo è di suscitare emozioni, meraviglia, passione – afferma Giuseppe Munno – Vogliamo far comprendere l’importanza dello studio dell’universo non solo per il progresso dell’uomo ma anche per costruire un mondo migliore che, come il cielo, non conosca barriere né confini.”

L’iniziativa è stata resa possibile grazie all’impegno preside prof. Francesco Parente, del referente prof. Roberto Simeone, dei componenti il Consiglio di Istituto e di tutti i docenti della scuola. Si tratta della prima iniziativa di questo genere a Santa Maria Capua Vetere e l’Istituto “Uccella” assume, così, un ruolo guida per tutte le altre scuole che operano sul territorio comunale. Inoltre, allo studio del preside e degli insegnanti c’è un percorso didattico di approfondimento per gli studenti più interessati che saranno coinvolti in lezioni, osservazioni al telescopio, ricerche e visite a osservatori astronomici.

Il planetario e gli altri strumenti di “cielisereni.it”, che comprendono telescopi, strumenti per la ripresa, binocoli, video, laboratori, sono disponibili per replicare l’iniziativa in tutte le scuole. È sufficiente contattare “cielisereni.it” visitando il sito web dove potranno essere richieste tutte le informazioni e prenotare i servizi.

venerdì 5 dicembre 2008

Studenti olandesi scoprono un pianeta extrasolare.

Tre studenti dell'Università di Leiden in Olanda hanno scoperto un pianeta extrasolare. Gli studenti erano impegnati nell'analisi della variazione di luminosità di oltre 15000 stelle osservate con il telescopio di 2.2 metri dell'ESO in Cile. Si sono così accorti che la stella, nota con la sigla OGLE-TR-L9, mostrava periodiche cadute di luminosità ogni 2,5 giorni. Questa variazione è dovuta alla presenza di un massiccio pianeta, di massa pari a 5 volte quella di Giove, che da Terra viene visto transitare sul disco della stella bloccandone parte dell'emissione luminosa. Il breve periodo di rotazione del pianeta (artisticamente rappresentato nell'immagine a lato) è indice della sua vicinanza con la stella. Gli astronomi stimano in appena 4,5 milioni di chilometri il raggio della sua orbita, appena il 3 per cento della distanza media Terra - Sole. Ciò significa che il pianeta ha una temperatura estremamente elevata di molte centinaia di gradi. Complimenti agli studenti che hanno visto premiato impegno e dedizione nel difficile lavoro di analisi delle imamgini.
Credit: ESO/H. Zodet

mercoledì 3 dicembre 2008

Omega Centauri, il gigante dei cieli meridionali.


Gli ammassi globulari sono enormi concentrazioni di stelle. Possono contenerne fino a milioni e si trovano nelle regioni più esterne delle galassie. Le stelle che li compongono sono fra le più antiche: la loro età è di molti miliardi di anni, testimoni dunque delle prime fase di evoluzione delle galassie. Anche la Via Lattea è circondata da numerosi ammassi globulari. Il più grande, visibile anche a occhio nudo brillando di magnitudine 3.7 nei cieli meridionali, è Omega Centauri, un gigante di oltre 10 milioni di stelle. Distante 17000 anni luce nella costellazione del Centauro ha dimensioni di circa 150 anni luce. Questi dati danno un'idea di quella che è la concentrazione stellare al suo interno. Basti pensare che la stella a noi più vicina, Alpha Centauri, dista oltre 4 anni luce e che, di contro, in Omega Centauri, in soli 150 anni luce ci sono oltre 10 milioni di stelle. I cieli notturni su un ipotetico pianeta di una stella dell'ammasso devono offrire uno spettacolo eccezionale. Noi non possiamo che farcene un'idea ammirando la splendida immagine ottenuta dal Max Planck Telescope dell'ESO che opera da La Silla nel deserto dell'Atacama in Cile. Recenti studi sull'ammasso hanno mostrato la presenza di generazioni successive di stelle, in apparente contraddizione con la natura degli ammassi globulari le cui stelle si ritengono nascano tutte contemporaneamente. Inoltre, dalla misura delle velocità delle stelle ammassate in prossimità del centro dell'ammasso, gli astronomi hanno accertato la presenza di un oggetto invisibile e molto massiccio, con tutta probabilità un buco nero. Per questi motivi si pensa che Omega Centauri possa verosimilmente essere il nucleo di una antica galassia catturata dalla Via Lattea e spogliata delle stelle del disco e dell'alone.

Credit: ESO/EIS

martedì 2 dicembre 2008

Ancora ghiaccio su Marte

La presenza di ghiaccio su Marte è stata ormai accertata. In particolare, in prossimità delle regioni polari la sonda Phoenix ha raccolto e analizzato campioni di questa preziosa sostanza. E' però di questi giorni la notizia che ghiaccio d'acqua è stato trovato su Marte anche a latitudini più basse. La sonda Mars Recoinaissance Orbiter della NASA ha rilevato, infatti, grandi quantità di ghiaccio sepolto sotto la superficie rocciosa del pianeta in prossimità di alcuni rilievi nell'emisfero meridionale. Grazie a un sensibile radar in grado di esaminare la composizione del sottosuolo marziano fino a profondità di un chilometro, la sonda è riuscita a "guardare" sotto lo strato roccioso superficiale rilevando estesi giacimenti di ghiaccio. Uno in particolare ha dimensioni ragguardevoli: è esteso per circa tre volte la superficie di una città come Los Angeles ed è spesso tra i 600 e i 1500 metri. Ma questo non è l'unico giacimento. Molti altri sono stati rilevati dalla sonda e tutti insieme rappresentano di sicuro una delle maggiori riserve d'acqua su Marte. "Una questione chiave da chiarire - afferma James Head, uno degli autori della ricerca - è come si siano formati queste vaste riserve di ghiaccio sotterraneo. Se, come si pensa, l'inclinazione dell'asse di rotazione del pianeta era maggiore in epoche passate, allora anche regioni a latitudini minori possono essere state ricoperte dal ghiaccio. Quello che abbiamo individuato sotto la superficie di Marte potrebbere esser ciò che rimane di quei periodi glaciali."


Nell'immagine, una rappresentazione artistica di ghiaccio su Marte.
Credit: NASA/JPL