Guardando la splendida immagine ottenuta con il telescopio di 4 metri del Kitt Peak Mayall Observatory non si può fare a meno di pensare a una immensa bolla di sapone sospesa fra le stelle nelle immensità dello spazio. Si tratta, invece, di una delle nebulose planetarie che popolano la nostra galassia. Scoperta il 6 luglio 2008 da Dave Jurasevich nel corso di una campagna fotografica condotta col telescopio di Mount Wilson su una regione di spazio compresa nella costellazione del Cigno, la sua presenza fu confermata qualche giorno dopo dagli esperti astrofili Mel Helm e Keith Quattrocchi. Successivamente, analizzando vecchie lastre fotografiche, si è scoperto che era già stata ripresa anni prima nel corso di precedenti survey. La sua presenza è sempre sfuggita probabilmente a causa della debole luminosità. Le nebulose planetarie sono lo stadio finale del percorso evolutivo di stelle simili al Sole. Esaurito il combustibile nucleare che per qualche miliardo di anni ne ha assicurato la stabilità, queste stelle vanno incontro a una fase di forte instabilità durante la quale espellono gli strati di gas più esterni che vengono così dispersi nello spazio andando a formare quelle che chiamiamo, appunto, nebulose planetarie. Nel caso di PN G75.5+1.7, così è identificata la Bolla del Cigno, la peculiarità sta tutta nella sua forma perfettamente sferica. Infatti, in dipendenza dalla modalità con cui vengono espulsi i gas e dalla loro interazione col mezzo circostante, le nebulose planetarie si presentano generalmente con le forme più strane, ma quasi mai con una simmetria perfettamente sferica come quella di questa meravigliosa bolla cosmica.
Credit: Travis A. Rector/U of Alaska Anchorage/Heidi Schweiker/NOAO
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