sabato 7 marzo 2009

Riuscito il lancio della sonda Kepler

Il lancio della sonda Kepler della NASA è perfettamente riuscito. Partita dalla base di Cape Canaveral, la sonda è entrata nell'orbita prevista e i tecnici del Jet Propulsion Laboratory sono già riusciti ad acquisirne i primi segnali che confermano la perfetta riuscita del lancio. La sonda è destinata a una missione che potrebbe rivoluzionare il quadro delle nostre conoscenze dell'universo. Grazie al suo telescopio, infatti, Kepler è in grado di scoprire pianeti extrasolari di taglia terrestre in orbita all'interno della fascia di abitabilità di altri sistemi planetari, lì dove è possibile la presenza di acqua liquida su una superficie rocciosa. Sono oltre 300 i pianeti extrasolari fino ad ora scoperti. Tutti però hanno masse molto grandi, confrontabili con quella di Giove, e sono in orbita a distanze molto ravvicinate con la loro stella. Ciò è dovuto a un effetto di selezione insito nel sistema di rilevazione utilizzato. Infatti, la grande maggioranza dei pianeti extrasolari noti è stata scoperta col metodo della misurazione delle velocità radiali. In pratica, gli astronomi misurano le variazioni nel moto delle stelle indotte dalla presenza di un pianeta. Tali variazioni sono tanto più grandi quanto maggiore è la massa del pianeta e quanto minore è il raggio della sua orbita. Gli strumenti fino ad oggi a disposizione hanno perciò consentito di scoprire solo pianeti di grande massa e molto vicini alle loro stelle. Si tratta di mondi del tutto inospitali, giganti gassosi la cui temperatura, a causa della vicinanza con la stella, è di centinaia di gradi centigradi. Oggi, con l'entrata in funzione degli strumenti a bordo di Kepler, il nostro quadro di conoscenze cambierà radicalmente. L'occhio del telescopio a bordo della sonda terrà sotto controllo oltre 100mila stelle in una ristretta regione compresa fra le costellazioni del Cigno e della Lira. Per ciascuna stella saranno misurate le eventuali diminuzioni di luminosità attribuibili al transito di un pianeta sul disco stellare. In questo modo, e grazie all'eccezionale sensibilità degli strumenti a bordo, sarà possibile scoprire anche eventuali pianeti di taglia terrestre posti a distanza dalla loro stella tale da consentire la presenza di acqua sulla superficie rocciosa. Un grande passo avanti verso per la ricerca della vita su altri mondi.
Credit: NASA/Jack Pfaller

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