Che dire? Le parole si sprecano in ogni occasione in cui c'è da piangere una vittima dello sfascio italiano. Eppure... Eppure, come è possibile constatare quotidianamente la fatiscenza delle strutture scolastiche italiane e, contemporaneamente, assistere all'assoluto immobilismo di chi ha il dovere di provvedere e garantire che la scuola sia, oltre che un luogo sicuro, anche in grado di garantire la dignità, la moralità, la funzionalità, i valori che dovrebbero essere propri della prima istituzione dello Stato di cui i ragazzi vengono a conoscenza. Ma può una società priva ormai di valori e regole essere in grado di fare quello scatto di dignità che imponga ai propri rappresentanti di adempiere agli obblighi cui sono chiamati? Quanto durerà il dolore e lo sdegno degli italiani per la morte di Vito, abituati a vedere la realtà solo attraveso le ristrette dimensioni consentite da uno schermo televisivo? La risposta è purtroppo senza speranza: durerà giusto il tempo della presenza in TV della notizia. Poi ... poi tutto come prima. Fino alla prossima morte, alla prossima notizia. Ormai non siamo più in grado di ragionare con la nostra mente; assistiamo (da uno schermo televisivo), passivi e complici, al crollo, purtroppo non solo metaforico, della società italiana e delle sue istituzioni.
Foto: Ansa
lunedì 24 novembre 2008
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