martedì 5 maggio 2009

Il mistero dell'emissione X diffusa


Un'immagine molto dettagliata del centro galattico ottenuta dal telescopio spaziale Chandra, che opera nella regione X dello spettro elettromagnetico, permetterà di risolvere l'enigmatico mistero legato all'emissione X diffusa proveniente dalla regione. L'universo così come ci appare se guardato a occhio nudo o con l'ausilio di un telescopio è molto diverso se osservato ad altre lunghezze d'onda. Nell'infrarosso, per esempio, è possibile penetrare le dense nubi di gas e polveri che altrimenti ci impedirebbero le osservazioni di sistemi stellari in formazione, mentre alle alte energie, come i raggi X e gamma, è possibile studiare alcuni fra i più energetici fenomeni che avvengono nell'universo fin nelle sue più remote regioni. Già da circa 20 anni era nota l'emissione X diffusa proveniente dalle regioni centrali della Galassia. L'area interessata è molto vasta e la natura dell'emissione ha sin dalla sua scoperta posto dei problemi di interpretazione. Una delle ipotesi avanzate era che potesse trattarsi di emissione proveniente da gas ad alta temperatura, oltre 100 milioni di gradi. Però, tale spiegazione poneva dei problemi in quanto il disco galattico non è così masiccio da riuscire a confinare con la sua gravità il gas che si sarebbe dovuto disperdere in periodi relativamente brevi. L'immagine ottenuta recentemente da Chandra può però aiutare a risolvere il mistero. Il telescopio spaziale ha osservato una ristretta regione in prossimità del centro galattico. Ciò che si è visto è che quella che era ritenuta una emissione diffusa se osservata con risoluzioni inferiori viene risolta da Chandra in centinaia di sorgenti discrete, il cui numero se estrapolato sull'intera area interessata dall'emissione potrebbe arrivare anche a milioni. Con tutta probabilità l'emissione di queste sorgenti è dovuta a gas che, strappato dall'attrazione gravitazionale di nane bianche in sistemi binari, precipita riscaldandosi ed emettendo in banda X.

Credit: X-ray (NASA/CXC/TUM/M.Revnivtsev et al.); IR (NASA/JPL-Caltech/GLIMPSE Team)

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