venerdì 26 dicembre 2008

In Scozia a osservare le stelle!

Le stelle sono ormai scomparse! Le luci sempre più abbaglianti delle nostre città e delle aree industriali hanno sottratto all'osservazione un pezzo di paesaggio, il cielo stellato, che da millenni ha affascinato e stupito l'uomo. Sono pochi ormai i bambini che possono dire di aver visto la Via Lattea a occhio nudo e chi ci è riuscito lo ha fatto da siti di alta montagna, dove minore è l'inquinamento luminoso. Chi vuole osservare, fosse per puro piacere contemplativo o per ragioni professionali e di ricerca, deve affrontare lunghi viaggi per raggiungere le aree del globo più remote e meno popolate. Dal 2009, però, ci sarà un intero parco naturale, quello della foresta di Galloway in Scozia, interamente dedicato alle osservazioni astronomiche. Lontano dalle luci delle aree più densamente abitate della Scozia e immerso nella selvaggia natura di brughiera e laghi, si tratta del parco naturale in Europa interamente dedicato all'osservazione e alla contemplazione del cielo notturno. Un bel regalo in occasione dell'Anno Internazionale dell'Astronomia, non solo per gli appassionati ma per tutti quanti ancora sanno e vogliono stupirsi ammirando la volta stellata.

Nell'immagine, tratta dal sito web di Repubblica, il profilo dell'Italia di notte tracciato dalle luci delle città.

mercoledì 24 dicembre 2008

BUONE FESTE !!!


Festeggiamo con questa spettacolare immagine della galassia NGC 1232 augurando a tutti un 2009 ricco di soddisfazioni!!!


auguri
Credit: ESO/IDA/Danish 1.5 m/R.Gendler and A. Hornstrup

Miraggio cosmico

Previsto dalla teoria della relatività, l'effetto lente gravitazionale si dimostra sempre più uno dei più potenti strumenti a disposizione degli astronomi per scrutare l'universo fino ai suoi più remoti confini. L'effetto lente si produce quando la radiazione luminosa emessa da una sorgente lontana viene deviata dal campo gravitazionale di un oggetto massiccio interposto lungo al linea di vista. Quello che ne risulta sono immagini multiple, distorte e amplificate della sorgente. In particolari condizioni di allineamento fra sorgente, oggetto lente e osservatore si produce (vedi immagine) la cosiddetta croce di Einstein. L'effetto lente gravitazionale, amplificando la radiazione della sorgente così come fanno le lenti dei nostri telescopi, consente agli astronomi di rilevare oggetti estremamente remoti e, perciò, talmente deboli da non essere altrimenti osservabili. Grazie all'effetto lente è possibile così osservare galassie distanti 10 miliardi di anni luce e oltre, e perfino, come hanno fatto recentemente astronomi dell'ESO, scrutare le regioni immediatamente circostanti il buco nero centrale di una di queste galassie.
Credit: ESO/F. Courbin et al.

martedì 23 dicembre 2008

Saturno perde gli anelli!

E' difficile immaginare Saturno senza anelli. L'associazione tra il pianeta e gli anelli che lo circondano è immediata è ormai quasi naturale nell'immaginario dell'uomo. Eppure in questi gioni, osservando con un telescopio Saturno, lo vedremo senza la sua corona di anelli. Cosa sta succedendo? Quale catastrofe ha sottratto al pianeta i suoi anelli? Semplicemente la Terra si trova a transitare attraverso il piano degli anelli, che ci appaiono così di taglio e dunque, di fatto, invisibili all'osservazione. La singolare e rara configurazione si ripete ogni 15 anni circa. Poiche gli anelli sono estremamente poco spessi, quando si dispongono di taglio lungo la linea di osservazione risultano invisibili. Il fenomeno si è verificato l'ultima volta nel 1994 (nell'immagine alcune riprese effettuate in quell'occasione dal telescopio spaziale Hubble), ma fu notato già da Galileo che però non ne comprese la natura. Nel 1610, infatti, lo scienziato pisano osservò Saturno e notò degli strani "oggetti" che lo circondavano. Il suo telescopio non gli consentiva di coglierne la struttura anulare. Galileo notò però che, a differenza di quanto succedeva con i satelliti medicei attorno a Giove, gli oggetti intorno a Saturno non modificavano la loro posizione relativa. A confondere ancor più lo scienziato, qualche tempo dopo la prima osservazione gli strani corpi sparirono del tutto per ricomparire successivamente quando la Terra superò il piano degli anelli e questi furono di nuovo visibili di faccia. Un'interessente ricerca su Galileo e gli anelli di Saturno è reperibile a questo indirizzo.
Credit: Hubble




Per rintracciare Saturno può essere utile la cartina preparata dal sito della NASA.

lunedì 22 dicembre 2008

Nel cuore della Tarantola

Dista oltre 160mila anni luce ed è una regione di formazione stellare particolarmente attiva nella Grande Nube di Magellano, una della galassie satellite della Via Lattea. Nota come Nebulosa Tarantola, ha dimensioni enormi: oltre 800 anni luce. Se fosse alla stessa distanza della Nebulosa di Orione ci apparirebbe a occhio nudo grande almeno 60 volte la Luna piena e sarebbe in grado di proiettare delle ombre sulla superficie della Terra. All'interno di 30 Doradus, questo il nome con il quale la Nebulosa Tarantola è classificata, stanno nascendo stelle di grande massa. L'intensa radiazione e i venti stellari composti da gas a elevata temperatura emessi dalle stelle neonate scavano delle enormi bolle nel gas della nebulosa, mentre le recenti esplosioni di supernovae hanno provocato la formazione di gusci ancora più grandi e particolarmente brillani nella regione X dello spettro elettromagnetico. Dalla fusione di almeno tre di queste superbolle trae origine l'ammasso stellare posto proprio al centro della Nebulosa Tarantola e noto con la sigla R136.
Credit: NASA/CXC/Penn State/L.Townsley, et al.

venerdì 19 dicembre 2008

Un albero di natale cosmico

Gli astronomi dell'ESO hanno pensato di celebrare le festività ormai prossime con una splendida immagine della regione che circonda NGC 2264 nella quale la peculiare disposizione di alcune brillanti stelle blu ricorda da vicino le palline scintillanti su un albero di natale. Distante 2600 anni luce nella costellazioen dell'Unicorno, NGC 2264 è grande circa 30 anni luce. Fu osservata per la prima volta da William Herschel nel 1784 ed è facilmente rintracciabile anche con dei binocoli o dei piccoli telescopi. La regione è sede di processi di formazione stellare che danno origine a numerose giovani stelle la cui brillante luce blu conferisce all'ammasso la sua caratteristica forma.
Credit: ESO

lunedì 15 dicembre 2008

A Castellammare di Stabia i prossimi appuntamenti del planetario digitale

Sarà ospitato nei giorni 16 e 17 dicembre presso l'Istituto Comprensivo "C. Salvati" di Castellammare di Stabia il planetario digitale di cielisereni.it. I bambini delle classi 4 e 5 elementare e delle tre classi delle medie potranno assistere alle proiezioni al planetario e scoprire le meraviglie del cosmo e degli ogegtti che contiene. Un'occasione unica per vivere momenti indimenticabili durante i quali coniugare lo studio dell'astronomia con la passione e lo stupore per la scoperta del cielo stellato.

sabato 13 dicembre 2008

In orbita attorno al buco nero


Un gruppo internazionale di astronomi ha seguito e studiato con il VLT dell'ESO i moti delle stelle nella regione centrale della nostra galassia per oltre 16 anni riuscendo ad acquisire informazioni di eccezionale importanza non solo sui meccanismi di formazione di queste stelle ma anche sul buco nero supermassiccio al quale sono legate gravitazionalmente. La regione centrale della Galassia, nota come Sagittarius A*, ospita un buco nero nero di massa pari a milioni di masse solari. Quasi tutte le galassie ospitano simili mostri al loro centro e anzi, si pensa che l'evoluzione, l'attività e la morfologia delle galassie siano strettamente legate alla massa del buco nero centrale. Più complesso è dare conto della presenza, nelle vicinanze del buco nero, di giovani stelle, la cui nascita dovrebbe essere fortemente ostacolata dalle intense forze gravitazionali operanti nella regione. Lo studio ha seguito i moti di 28 stelle nell'arco di 16 anni. Di una in particolare è stato possibile osservare lo spostamento lungo l'intera orbita. Il certosino lavoro degli astronomi ha consentito loro di accertare oltre ogni dubbio la presenza di un buco nero supermassiccio al centro della Galassia e di acquisire importanti informazioni su come le stelle in quella regione si formano ed evolvono.


Nell'immagine la regione centrale della nostra galassia

Credit: ESO/S. Gillessen et al

venerdì 12 dicembre 2008

Un grande occhio nel futuro dell'astronomia

Guardare sempre più lontano e sempre più indietro nel tempo. La necessità di testare i modelli sulla nascita e l'evoluzione del cosmo richiede strumenti per l'osservazione sempre più grandi, in grado di raccogliere anche il più debole segnale luminoso emesso dalle galassie che popolavano l'universo oltre 12 miliardi di anni fa. I più grandi telescopi al mondo hanno specchi di 10 metri, mentre i 4 occhi di 8,4 metri che compongono il VLT dell'ESO rappresentano il più sensibile strumento a disposizione per le osservazioni. Ma ormai anche questi grandi telescopi non sono più sufficienti. Per questo motivo, un consorzio europeo di cui fa parte anche l'Italia ha avviato la fase progettuale che porterà alla realizzazione del EELT (Extremely large telescope) che, con un diametro di 42 metri, sarà un vero e proprio gigante di dimensioni paragonabili a mezzo campo di calcio. Quando sarà operativo, dopo aver superato tutta una serie di sfide di natura tecnologica, scientifica ed economica, l'EELT consentirà non solo di esplorare l'universo subito dopo la sua nascita ma anche di osservare direttamente pianeti di taglia terrestre, lì dove potrebbe essere ospitata la vita. Il progetto dell'EELT è stato presentato nei giorni scorsi a Venezia. A fianco è possibile scricare e vedere un servizio in onda sulla terza rete RAI.

giovedì 11 dicembre 2008

Biossido di carbonio su un pianeta extrasolare


Il pianeta HD 189733b ha massa paragonabile a quelal di Giove e completa un'orbita attorno alla sua stella in 2,2 giorni. Ciò significa che la sua distanza dalla stella è molto piccola, tanto da rendere estremamente calda la sua atmosfera e impossibile lo svilupparsi di qualsiasi forma di vita. Eppure, la scoperta del telescopio spaziale Hubble della presenza di biossido di carbonio nell'atmosfera di HD 189733b è di estrema importanza. Il biossido di carbonio,infatti, gioca un ruolo chiave nella stabilizzazione del clima. Sulla Terra, per esempio, è una delle sostanze coinvolte nella fotosintesi oltre a essere ingrediente cruciale nel ciclo del carbonio. Non è la prima volta che molecole complesse vengono rilevate nelle atmosfere di pianeti extrasolari. Tra queste il vapor d'acqua e il metano, altre sostanze cruciali nelle complesse dinamiche delle atmosfere planetarie.

Credit: NASA, ESA, and A. Feild (STScI)

sabato 6 dicembre 2008

Il cielo in una scuola


Il planetario digitale presso l'Istituto "Uccella" di S. Maria C. V.

Farà tappa presso l'Istituto Comprensivo "Uccella" di Santa Maria Capua Vetere dal 9 all'11 dicembre il planetario digitale di cielisereni.it. Gli studenti avranno così la possibilità di vivere una emozionante avventura alla scoperta dell'universo e delle meraviglie che contiene. L'iniziativa è stata fortemente voluta dal preside prof. Francesco Parente, dal referente prof. Roberto Simeone, dall'intero corpo docente e dal Consiglio d'Istituto. Ma le attività non si esauriranno qui. Sono, infatti, in programmazione dei programmi didattici che vedranno impegnati gli studenti interessati ad approfondire lo studio dell'astronomia. per loro sarà possibile seguire delle lezioni, osservare al telescopio, visitare osservatori e centri di ricerca, condurre delle misure. Un'opportunità per avvicinarsi al meraviglioso mondo dell'astronomia e dello studio dell'universo.
Di seguito il testo del comunicato stampa:
“Il planetario in classe”:
un viaggio nel cosmo per gli alunni dell’Istituto Comprensivo “Uccella”


Un fantastico viaggio attraverso stelle, pianeti, costellazioni e la Via Lattea. È quello che potranno vivere gli alunni dell’Istituto Comprensivo “Uccella” di Santa Maria Capua Vetere dal 9 al 11 dicembre grazie al planetario digitale che sarà installato direttamente presso la scuola.

“Il planetario è un eccezionale strumento per la didattica dell’astronomia. – afferma Giuseppe Munno, responsabile scientifico di “cielisereni.it”, che opera esclusivamente nell’ambito della divulgazione e della didattica dell’astronomia e che ha organizzato gli incontri in collaborazione con gli insegnanti – Con esso è possibile mostrare il cielo come lo si vedrebbe lontano dal disturbo delle luci cittadine che ormai, di fatto, impediscono la visione delle stelle dai centri urbani.” Il planetario di “cielisereni.it” è uno dei più tecnologicamente avanzati d’Italia. È in grado di riprodurre le posizioni di stelle e pianeti in qualsiasi momento del passato, del presente e del futuro e anche di mostrare il cielo come si vedrebbe da qualsiasi punto della Terra e perfino da altri pianeti del sistema solare. Inoltre, immagini e video spettacolari mostreranno in tutto la loro bellezza i più famosi oggetti celesti.

Le proiezioni si svolgono in una grande cupola gonfiabile di 6 metri di diametro all’interno della quale trovano comodamente posto fino a 30 studenti e i loro insegnanti. Il tutto portato, grazie al laboratorio mobile, direttamente presso le scuole che non dovranno così più preoccuparsi di raggiungere i tradizionali planetari fissi, con conseguente notevole risparmio sia in termini di costi, non dovendosi più prevedere le spese di trasporto, sia in termini di migliore utilizzo del tempo disponibile per la didattica perché al termine delle proiezioni gli studenti possono tornare in classe e proseguire come da orario.

“Il nostro obiettivo è di suscitare emozioni, meraviglia, passione – afferma Giuseppe Munno – Vogliamo far comprendere l’importanza dello studio dell’universo non solo per il progresso dell’uomo ma anche per costruire un mondo migliore che, come il cielo, non conosca barriere né confini.”

L’iniziativa è stata resa possibile grazie all’impegno preside prof. Francesco Parente, del referente prof. Roberto Simeone, dei componenti il Consiglio di Istituto e di tutti i docenti della scuola. Si tratta della prima iniziativa di questo genere a Santa Maria Capua Vetere e l’Istituto “Uccella” assume, così, un ruolo guida per tutte le altre scuole che operano sul territorio comunale. Inoltre, allo studio del preside e degli insegnanti c’è un percorso didattico di approfondimento per gli studenti più interessati che saranno coinvolti in lezioni, osservazioni al telescopio, ricerche e visite a osservatori astronomici.

Il planetario e gli altri strumenti di “cielisereni.it”, che comprendono telescopi, strumenti per la ripresa, binocoli, video, laboratori, sono disponibili per replicare l’iniziativa in tutte le scuole. È sufficiente contattare “cielisereni.it” visitando il sito web dove potranno essere richieste tutte le informazioni e prenotare i servizi.

venerdì 5 dicembre 2008

Studenti olandesi scoprono un pianeta extrasolare.

Tre studenti dell'Università di Leiden in Olanda hanno scoperto un pianeta extrasolare. Gli studenti erano impegnati nell'analisi della variazione di luminosità di oltre 15000 stelle osservate con il telescopio di 2.2 metri dell'ESO in Cile. Si sono così accorti che la stella, nota con la sigla OGLE-TR-L9, mostrava periodiche cadute di luminosità ogni 2,5 giorni. Questa variazione è dovuta alla presenza di un massiccio pianeta, di massa pari a 5 volte quella di Giove, che da Terra viene visto transitare sul disco della stella bloccandone parte dell'emissione luminosa. Il breve periodo di rotazione del pianeta (artisticamente rappresentato nell'immagine a lato) è indice della sua vicinanza con la stella. Gli astronomi stimano in appena 4,5 milioni di chilometri il raggio della sua orbita, appena il 3 per cento della distanza media Terra - Sole. Ciò significa che il pianeta ha una temperatura estremamente elevata di molte centinaia di gradi. Complimenti agli studenti che hanno visto premiato impegno e dedizione nel difficile lavoro di analisi delle imamgini.
Credit: ESO/H. Zodet

mercoledì 3 dicembre 2008

Omega Centauri, il gigante dei cieli meridionali.


Gli ammassi globulari sono enormi concentrazioni di stelle. Possono contenerne fino a milioni e si trovano nelle regioni più esterne delle galassie. Le stelle che li compongono sono fra le più antiche: la loro età è di molti miliardi di anni, testimoni dunque delle prime fase di evoluzione delle galassie. Anche la Via Lattea è circondata da numerosi ammassi globulari. Il più grande, visibile anche a occhio nudo brillando di magnitudine 3.7 nei cieli meridionali, è Omega Centauri, un gigante di oltre 10 milioni di stelle. Distante 17000 anni luce nella costellazione del Centauro ha dimensioni di circa 150 anni luce. Questi dati danno un'idea di quella che è la concentrazione stellare al suo interno. Basti pensare che la stella a noi più vicina, Alpha Centauri, dista oltre 4 anni luce e che, di contro, in Omega Centauri, in soli 150 anni luce ci sono oltre 10 milioni di stelle. I cieli notturni su un ipotetico pianeta di una stella dell'ammasso devono offrire uno spettacolo eccezionale. Noi non possiamo che farcene un'idea ammirando la splendida immagine ottenuta dal Max Planck Telescope dell'ESO che opera da La Silla nel deserto dell'Atacama in Cile. Recenti studi sull'ammasso hanno mostrato la presenza di generazioni successive di stelle, in apparente contraddizione con la natura degli ammassi globulari le cui stelle si ritengono nascano tutte contemporaneamente. Inoltre, dalla misura delle velocità delle stelle ammassate in prossimità del centro dell'ammasso, gli astronomi hanno accertato la presenza di un oggetto invisibile e molto massiccio, con tutta probabilità un buco nero. Per questi motivi si pensa che Omega Centauri possa verosimilmente essere il nucleo di una antica galassia catturata dalla Via Lattea e spogliata delle stelle del disco e dell'alone.

Credit: ESO/EIS

martedì 2 dicembre 2008

Ancora ghiaccio su Marte

La presenza di ghiaccio su Marte è stata ormai accertata. In particolare, in prossimità delle regioni polari la sonda Phoenix ha raccolto e analizzato campioni di questa preziosa sostanza. E' però di questi giorni la notizia che ghiaccio d'acqua è stato trovato su Marte anche a latitudini più basse. La sonda Mars Recoinaissance Orbiter della NASA ha rilevato, infatti, grandi quantità di ghiaccio sepolto sotto la superficie rocciosa del pianeta in prossimità di alcuni rilievi nell'emisfero meridionale. Grazie a un sensibile radar in grado di esaminare la composizione del sottosuolo marziano fino a profondità di un chilometro, la sonda è riuscita a "guardare" sotto lo strato roccioso superficiale rilevando estesi giacimenti di ghiaccio. Uno in particolare ha dimensioni ragguardevoli: è esteso per circa tre volte la superficie di una città come Los Angeles ed è spesso tra i 600 e i 1500 metri. Ma questo non è l'unico giacimento. Molti altri sono stati rilevati dalla sonda e tutti insieme rappresentano di sicuro una delle maggiori riserve d'acqua su Marte. "Una questione chiave da chiarire - afferma James Head, uno degli autori della ricerca - è come si siano formati queste vaste riserve di ghiaccio sotterraneo. Se, come si pensa, l'inclinazione dell'asse di rotazione del pianeta era maggiore in epoche passate, allora anche regioni a latitudini minori possono essere state ricoperte dal ghiaccio. Quello che abbiamo individuato sotto la superficie di Marte potrebbere esser ciò che rimane di quei periodi glaciali."


Nell'immagine, una rappresentazione artistica di ghiaccio su Marte.
Credit: NASA/JPL

sabato 29 novembre 2008

Il cielo del Cile

I cieli del Cile sono fra i più bui del mondo e le osservazioni astronomiche sono anche favorite dalle particolari condizioni climatiche. Non a caso i più grandi telescopi del mondo, come il VLT dell'ESO, sono stati costruiti sulle cime più alte delle Ande. L'immagine a lato mostra un'eccezionale Via lattea, che a quelle latitudini è vista parallelamente all'orizzonte, insieme ai due pianeti Giove e Venere che in questi giorni sono in congiunzione. Che cielo, che spettacolo!
Credit: Yuri Beletsky (ESO)

giovedì 27 novembre 2008

Che spettacolo!

Sperando in condizioni metereologiche più clementi di quelle dei giorni appena trascorsi, potremo assistere a uno spettacolo celeste davvero eccezionale. Già da qualche giorno, infatti, Venere e Giove hanno iniziato una marcia di avvicinamento che li porterà a essere seperati per meno di 2° la sera del 1 dicembre. I due pianeti sono gli oggetti più luminosi del cielo serale e possono essere facilmente osservati subito dopo il tramonto poco alti sull'orizzonte di sud ovest. Lo spettacolo sarà poi completato da una eccezionale occultazione che vedrà protagonisti la Luna e Venere. Verso le 17.30 del 1 dicembre, infatti, una sottile falce di Luna nasconderà Venere, che riapparirà dal lato opposto dopo circa un'ora. Un meraviglioso spettacolo che potrà essere facilmente seguito a occhio nudo o con piccoli binocoli. E, perchè no, da immortalare con qualche spettacolare ripresa fotografica. Cieli sereni!
Credit: corriere.it

mercoledì 26 novembre 2008

I colori delle galassie

Le galassie sono immensi agglomerati di stelle, gas e polveri la cui massa può equivalere a quella di centinaia di miliardi di stelle come il Sole. Le galassie si presentano con forme e dimensioni varie. Ci sono le galassie ellittiche la cui forma ricorda quella di un pallone da rugby molto schiacciato, o le galassie a spirale in cui da un disco molto appiattito si dipartono delle lunghe braccia a spirale. Alla forma delle galassie pare associato anche il loro colore. Così le ellittiche appaiono di colore rosso poichè sono costitutie prevalentemente da stelle molto vecchie, mentre quelle a spirale appaiono di colore blu poichè in esse sono pienamente attivi i processi di formazione stellare che portano alla nascita di nuove stelle. In un recente lavoro (il cui resoconto può essere letto qui) un gruppo di astronomi inglesi ha evidenziato l'esistenza di una particolare classe di galassie a spirale di colore rosso nelle quali, evidentemente e nonostante la loro morfologia, non si stanno formando nuove stelle. Gli astronomi avanzano l'ipotesi che ciò sia dovuto all'ambiente nelle quali queste galassie sono collocate. Si trovano, infatti, nelle regioni perifiriche di grandi ammassi di galassie e, probabilmente, l'interazione con le regioni più densamente popolate le ha private del gas necessario per formare nuove stelle.
Credit: Hubble Space Telescope/COMBO-17 survey/Marco Barden, Christian Wolf, Meghan Gray (STAGES) & Sloan Digital Sky Survey (Galaxy Zoo).



Le regioni densamente popolate da galassie come quella dell'ammasso Abell 901/902 possono rappresentare un laboratorio ideale dove studiare l'evoluzione galattica e le relazioni fra morfologia e ambiente circostante.
Credit: STAGES/COMBO-17/HST

lunedì 24 novembre 2008

L'antico tsunami di New York

Tutti i corpi del sistema solare interno hanno sperimentato, all'inizio della loro storia evolutiva, un intenso periodo di bombardamento asteroidale. Le orbite caotiche di detriti rocciosi più o meno grandi intersecavano quelle dei pianeti in formazione dando spesso vita a impatti di proporzioni catastrafiche. La stessa Luna si ritiene si sia formata a seguito dell'aggregazione dei detriti rocciosi sollevati dell'impatto con la Terra di un corpo di dimensioni pari a quelle di Marte. L'intensità del bombardamento asteroidale è andato via via scemando pur non interrompendosi mai del tutto. Anche ai nostri giorni resta alta l'attenzione di gruppi di ricerca in tutto il mondo impegnati sia a valutare le conseguenze per la Terra e per la vita di un impatto con un asteroide sia per implementare sistemi di allerta precoce tali da consentire la rilevazione di corpi in rotta di collisione in tempo utile per limitarne i danni.
Un recente studio divulgato da Discovery Channel mette in relazione i ritrovamenti geologici fatti lungo le rive del fiume Hudson con il probabile impatto con la Terra di un corpo di circa 100 metri di diametro. L'impatto, avvenuto secondo i ricercatori circa 2300 anni fa, sollevò un'onda alta 20 metri che risalì per decine di chilometri il corso del fiume Hudson inondando l'intera isola di Manhattan.
La notizia è riportata dal Corriere della Sera:
mentre lo studio pubblicato da Discovery Channel è a questo indirizzo:
Foto credit: corriere.it

La scuola che va in pezzi

Che dire? Le parole si sprecano in ogni occasione in cui c'è da piangere una vittima dello sfascio italiano. Eppure... Eppure, come è possibile constatare quotidianamente la fatiscenza delle strutture scolastiche italiane e, contemporaneamente, assistere all'assoluto immobilismo di chi ha il dovere di provvedere e garantire che la scuola sia, oltre che un luogo sicuro, anche in grado di garantire la dignità, la moralità, la funzionalità, i valori che dovrebbero essere propri della prima istituzione dello Stato di cui i ragazzi vengono a conoscenza. Ma può una società priva ormai di valori e regole essere in grado di fare quello scatto di dignità che imponga ai propri rappresentanti di adempiere agli obblighi cui sono chiamati? Quanto durerà il dolore e lo sdegno degli italiani per la morte di Vito, abituati a vedere la realtà solo attraveso le ristrette dimensioni consentite da uno schermo televisivo? La risposta è purtroppo senza speranza: durerà giusto il tempo della presenza in TV della notizia. Poi ... poi tutto come prima. Fino alla prossima morte, alla prossima notizia. Ormai non siamo più in grado di ragionare con la nostra mente; assistiamo (da uno schermo televisivo), passivi e complici, al crollo, purtroppo non solo metaforico, della società italiana e delle sue istituzioni.
Foto: Ansa

venerdì 21 novembre 2008

Ancora un'immagine di un pianeta extrasolare.

Beta Pictoris è una giovane stella, solo 12 milioni di anni di età, distante circa 70 anni luce. Da tempo è noto che la stella è cirondata da un disco di polveri e detriti del tutto simile a quello che, circa 5 miliardi di anni, fa portò alla formazione dei pianeti del nostro sistema solare. Recentemente è stata ipotizzata la presenza di un pianeta già formato orbitante attorno a Beta Pictoris per dar conto della particolare forma del disco e della probabile caduta di oggetti di natura cometaria verso la stella. E', invece, di oggi la notizia che ricercatori francesi dell'ESO sono probabilmente riusciti a fotografare il pianeta usando i sensibili occhi infrarossi del telescopio europeo VLT operante in Cile. Il diametro stimato dell'orbita del pianeta, il cui nome è Beta Pictoris b, è di circa 8 unità astronomiche, confrontabile con quello di Saturno. Il risultato, se confermato, è stato possibile grazie a una particolare tecnica di elaborazione delle immagini. In sostanza, gli astronomi hanno sottratto tutto il contributo luminoso proveniente dalla stella mettendo così in evidenza il disco e il probabile pianeta. Sono ormai già tre gli annunci di probabili identificazioni di controparti ottiche per i pianeti extrasolari di cui già si conosceva indirettamente l'esistenza. Un passo avanti di straordinaria importanza sulla via della comprensione dei meccanismi di formazione ed evoluzione dei sistemi planetari.
Credit: ESO/A.-M. Lagrange et al.

Temporale a Genova

Con piacere pubblico una splendida immagine che il mio amico Giuseppe Morandi ha scattato dalla sua Genova durante un temporale. Complimenti a Giuseppe con il quale, e insieme alle nostre famiglie, ho avuto la fortuna di condividere la passione per l'astronomia e degli splendidi giorni di vacanza in Trentino.

giovedì 20 novembre 2008

Piccola ma molto attiva

Le galassie sono luoghi in cui, contemporaneamente alla morte delle stelle giunte alla fine del loro ciclo evolutivo, nuove stelle nascono. In una galassia come la Via Lattea si accendono in media 4 stelle l'anno. Ci sono però alcune galassie in cui il tasso di formazione stellare è più elevato. Si tratta per lo più di galassie che hanno sperimentato in un recente passato gli effetti di incontri ravvicinati con altre galassie. L'interazione ha come conseguenza la compressione del gas interstellare presente nelle galassie che innesca così i processi di formazione stellare. Quello che succede però in NGC 1569 ha da sempre rappresentato un mistero per gli astronomi. Si tratta infatti di una piccola galassia, con massa di circa mille volte più piccola della Via Lattea. Eppure, presenta un tasso di formazione stellare di almeno mille volte maggiore a quello della nostra galassia. Come è possibile, tanto più in considerazione che NGC 1569 non mostra segni di recente interazione con galassie vicine? La risposta è stata trovata da un team internazionale di astronomi, tra cui alcuni ricercatori italiani dell'INAF. Studiando un particolare tipo di stelle, le giganti rosse, gli astronomi sono riusciti a determinare con maggior precisione la distanza della galassia che è risultata essere maggiore di quanto fino a ora ritenuto. Ciò comporta che NGC 1569 non è affatto una galassia isolata, ma si trova immersa in un gruppo di galassie la cui interazione gravitazionale è probabilmente la causa dell'eccezionale tasso di formazione stellare misurato.
Credit: NASA, ESA, the Hubble Heritage Team (STScI/AURA) e A. Aloisi (STScI/ESA)

M84: una galassia in una bolla di gas

M84 è una galassia situata a circa 55 milioni di anni luce. Fa parte dell'ammasso della Vergine, uno degli ammassi di galassie a noi più vicini. Come tutte le galassie anche M84 ospita nel suo centro un buco nero supermassiccio, di massa pari a molti milioni di masse solari. A causa del suo intenso campo gravitazionale, grandi quantità di materia vengono attratte dal buco nero formando un disco nel quale, spiraleggiando e riscaldandosi, il gas viene risucchiato. Il riscaldamento del gas genera l'emissione di intensa radiazione X e provoca anche l'emissione di intensi getti di materia che si allontana a velocità prossima a quella della luce interagendo con il mezzo circostante. L'interazione fa si che si formino delle bolle di gas che espandendosi finiscono per avvolgere l'intera galassia. Poichè l'attività del buco nero non è costante nel tempo, dipendendo dalla quantità di materia disponibile nelle sue iummediate vicinanze, anche l'intensità dei getti e la capacità di dar vita alle bolle varia nel tempo. Si formano così una serie di bolle concentriche. E' quello che mostra questa bella immagine ottenuta sovrapponendo le riprese in banda X ottenute dal telescopio spaziale Chandra (in blu) e quelle in banda radio dal radiotelescopio VLA (in rosso). Sono chiaramente visibili le bolle concentriche di gas che avvolgono M84, che viene così ad assumere il singolare aspetto di una matrioska.
Credit: X-ray (NASA/CXC/MPE/A.Finoguenov et al.); Radio (NSF/NRAO/VLA/ESO/R.A.Laing et al); Optical (SDSS)

mercoledì 19 novembre 2008

Renato Dulbecco e la "fuga dei cervelli"

Pubblichiamo di seguito l'intervento del premio Nobel Renato Dulbecco a proposito della "fuga dei cervelli" italiani: migliaia di giovani ricercatori costretti a cercare all'estero i finanziamenti per le loro ricerche. Riflettiamoci tutti!

da repubblica.it

Sulla fuga dei cervelli è il momento di cambiare
di Renato Dulbecco


HO LASCIATO il mio Paese nel 1947, a soli 33 anni, per gli Stati Uniti, per poter sviluppare le ricerche scientifiche che mi hanno fatto meritare il Premio Nobel per la Medicina, molti anni dopo, nel '75. Oggi mi fa male vedere che, dopo oltre 60 anni, la situazione di crisi della ricerca scientifica in Italia non è cambiata, anzi. Lo dimostrano i più di mille ricercatori italiani sparsi per il mondo che hanno già riposto all'appello di questo giornale e che hanno dovuto, come me, lasciare il Paese per dedicarsi alla scienza.
Il mio rammarico non è una questione di nazionalismo: la scienza per sua natura ignora il concetto di Patria, perché è e deve rimanere universale. Anzi, penso sia importante per uno scienziato formarsi all'estero e studiare in una comunità internazionale. Tuttavia dovrebbe anche poter scegliere dove sviluppare le sue idee e i frutti del suo studio, senza dover escludere del tutto il Paese dove è nato.
Ciò che mi dispiace profondamente è toccare con mano l'immobilismo di un'Italia che sembra non curarsi della ricerca scientifica, esattamente come nel dopoguerra. Come se più di mezzo secolo di esplosione del progresso scientifico fosse passato invano. Chi vuole fare ricerca se ne va, oggi come ieri, per gli stessi motivi. Perché non c'è sbocco di carriere, perché non ci sono stipendi adeguati, né ci sono fondi per ricerche e le porte degli (ottimi) centri di ricerca sono sbarrate perché manca, oltre ai finanziamenti, l'organizzazione per accogliere nuovi gruppi e sviluppare nuove idee. Perché non esiste in Italia la cultura della scienza, intesa come tendenza all'innovazione che qui, negli Stati Uniti, è privilegiata in ogni senso ed è il motore del cambiamento.
Ciò che è cambiato concretamente, rispetto ai miei tempi, è che la ricerca scientifica, spinta dalla conoscenza genomica che è stata al centro del miei studi e oggi rappresenta il futuro, richiede molti più investimenti in denaro e persone rispetto a 60 anni fa. Si allungano così le distanze fra Paesi che investono e quelli che non lo fanno. L'Italia rischia, molto più che negli anni Cinquanta, di rimanere esclusa definitivamente dal gruppo di Paesi che concorrono al progresso scientifico e civile. Io sono uno scienziato e non ho la ricetta per salvare la ricerca italiana, ma proprio come "emigrato della ricerca " posso dire che i modelli ci sono, anche vicini ai nostri confini, senza guardare agli Stati Uniti, che sicuramente hanno una cultura e una storia molto diversa dalla nostra. Basterebbe iniziare a riflettere dal dato più semplice. Un Paese che investe lo 0,9% del proprio prodotto interno lordo in ricerca, contro la media del 2% degli altri, non può essere scientificamente competitivo né attirare a sé o trattenere i suoi ricercatori migliori.

L'attività del buco nero

I buchi neri sono appunto neri, cioè non visibili, poichè il loro intenso campo gravitazionale fa in modo che nulla, neppure la radizione visibile, possa allontanarsi dalla loro superfice. E' però possibile rilevarne la presenza osservando gli effetti che la gravità dei buchi neri produce nell'ambiente circostante. Ad esempio, è possibile studiare la radiazione X emessa dalla materia che si riscalda precipitando nel buco nero. Oppure dedurne la presenza misurando le elevate velocità delle stelle che orbitano attorno a questi mostri. Gli astronomi dell'ESO hanno usato due dei più sensibili telescopi del mondo, il VLT e l'APEX entrambi operanti in Cile, per osservare il centro della Via Lattea dove è annidato un buco nero supermassiccio di massa pari a milioni di masse solari. La regione, nota come Sagittarius A*, è stata studiata in banda ultravioletta con il VLT e in banda submillimetrica con l'APEX. Quello che gli astronomi hanno osservato è la presenza di intensi getti di materia provenienti dal disco che circonda il buco nero, espulsi grazie a un meccanismo alimentato sempre dal suo campo gravitazionale. L'immagine a fianco mostra la regione centrale della nostra galassia e, a destra, un serie di rappresentazioni artistiche del disco di materia che circonda il bunco nero dal quale si dipartono gli intensi getti di materia.
Credit: ESO/APEX/2MASS/A. Eckart et al. , ESO/L. Calçada

domenica 16 novembre 2008

Ecco la prima immagine di un intero sistema planetario

Sono passate poche ore dall'annuncio della prima immagine di un pianeta extrasolare ed ecco che gli astronomi che lavorano con il gigantesco telescopio Gemini North alle Hawaii annunciano la prima immagine di un intero sistema planetario. Si tratta di quello che cirdonda la stella HR8799, distante circa 140 anni luce. Si tratta di una stella di tipo spettrale A, molto calda dunque e di colore blu, con massa circa una volta e mezzo quella del Sole. Era già noto che la stella possiede un complesso sistema planetario composto da almeno tre pianeti e da un disco di detriti rocciosi. I tre pianeti sono tutti di massa molto grande. I due più interni, grandi circa 10 volte Giove, orbitano a distanze di 24 e 37 Unità Astronomiche (UA, la distanza cioè della Terra dal Sole) dallo loro stella. Il terzo, invece, più piccolo, "solo" 7 masse gioviane, dista dalla stella 67 UA. Più distante è presente il disco di detriti che ricorda molto da vicino la Fascia di Kuiper del nostro sistema solare. Per certi versi, quello di HR8799 è una versione ingrandita del nostro sistema solare. Utilizzando le ottiche adattive del telescopio Gemini North, con le quali si è eliminato il disturbo provocato dall'atmosfera, e operando nella regione infrarossa dello spettro elettromagnetico, gli astronomi sono riusciti a oscurare l'intensa luminosità della stella e a riprendere il più debole segnale luminoso dei pianeti. Un grande successo di cui è possibile leggere un resoconto (in inglese) cliccando qui.
Credit: Gemini Observatory

venerdì 14 novembre 2008

Doppi servizi

Sarà lanciato oggi lo Space Shuttle Endeavour per una missione di 15 giorni presso la Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Obiettivo è l'adeguamento delle strutture per il miglioramento della vivibilità della stazione che sarà in grado di ospitare 6 membri d'equipagggio, il doppio rispetto ai tre attuali. Gli astronauti dello Space Shuttle trasporteranno a bordo della ISS nuovi strumenti e nuove infrastrutture fra cui un modernissimo sistema di riciclaggio delle acque reflue in grado di trasformare in acqua potabile l'urina degli astronauti. Saranno poi installati dei nuovi letti e soprattutto una seconda toilette. Si sa, in ogni famiglia i doppi servizi fanno sempre comodo!
Credit: NASA

La prima immagine di un pianeta extrasolare

Riuscire a fotografare un pianeta extrasolare è un'impresa che da qualche anno sta impegnando gli astronomi e i più potenti telescopi sia da terra che dallo spazio. Non si tratta affatto di una cosa semplice! Al contrario, la debolissima luce dei pianeni, per giunta immersi nell'abbagliante luminosità delle loro stelle, pone di fatto la prima ripresa di un pianeta extrasoalre al di là delle attuali capacità degli strumenti disponibili. Per questo motivo la tecnica usata da alcuni astronomi impiegando il telescopio spaziale Hubble è particolarmente interessante. Il gruppo di ricerca ha osservato a distanza di circa due anni il disco protoplanetario che circonda la stella Fomalhaut, distante 25 anni luce. All'interno del disco sono state individuate alcune formazioni di cui una particolarmente grande, circa tre masse gioviane, non può che essere un pianeta. La conferma è ventua dal confronto delle immagini del disco prese a distanza di tempo che mostrano un evidente spostamento del pianeta lungo la sua orbita. Le stime degli astronomi indicano in circa 17 miliardi di km il diametro dell'orbita e in 872 il periodo di rivoluzione del pianeta.
Credit: NASA, ESA

martedì 11 novembre 2008

Dove nascono le stelle

RCW120: è il nome di questa regione ricca di gas distante 4200 anni luce nella costellazione dello Scorpione nella quale si stanno formando numerose stelle. L'immagine è stata ottenuta in banda submillimetrica dal telescopio APEX situato nel deserto dell'Atacama in Cile. La bolla di gas ionizzato ha dimensioni di circa 10 anni luce e la sua rapida espansione causa il collasso del gas circostante nel quale si formano nuove stelle.
Credit: ESO/APEX/DSS2/SuperCosmos

Scontro fra ammassi

Questa splendida immagine del Bullet Cluster è il risultato della composizione delle osservazioni condotte da due telescopi spaziali, Chandra che opera nella regione X dello spettro elettromagnetico e Hubble, e di un telescopio a terra, il Magellano installato sulle cime delle Ande cilene. Bullet Cluster è un ammasso di galassie che si è formato a seguito del colossale scontro fra due ammassi più piccoli. Le grandi energie in gioco rendono l'ammasso un vero e proprio laboratorio nel quale condurre misure e osservazioni sui più avanzati fronti della ricerca astrofisica: la materia oscura, fisica delle alte energie e l'antimateria.
Credit: X-ray: NASA/CXC/CfA/M.Markevitch et al.; Optical: NASA/STScI; Magellan/U.Arizona/D.Clowe et al.

venerdì 7 novembre 2008

Il planetario al Liceo "Garofano" di Capua

Sarà un indimenticabile viaggio attraverso l'universo quello che gli alunni delle quinte classi del Liceo "Garofano" di Capua vivranno il prossimo lunedì 10 novembre. Presso il loro istituto sarà, infatti, ospitato il planetario digitale di "cielisereni.it". Grazie all'eccezionale software del planetario e alla grande cupola di ben 6 metri di diametro gli studenti accompagnati dai loro insegnanti potranno scoprire le meraviglie dell'universo: stelle, pianeti, galassie. Un'esperienza indimenticabile. Con il vantaggio di potervi assistere senza allontanarsi dalla scuola: il tutto, grazie al laboratorio mobile di "cielisereni.it", sarà infatti installato direttamente presso il Liceo, con notevole vantaggio sia in termini economici che di migliore gestione del tempo dedicato alla didattica.


Ecco il testo del comunicato stampa:

COMUNICATO STAMPA

“Il planetario in classe”:
un viaggio nel cosmo per gli alunni del Liceo Scientifico “Garofano” di Capua


Un fantastico viaggio attraverso stelle, pianeti, costellazioni e la Via Lattea. È quello che potranno vivere gli alunni delle classi quinte del Liceo Scientifico “Garofano” di Capua il prossimo 10 novembre grazie al planetario digitale che sarà installato direttamente presso la scuola.

“Il planetario è un eccezionale strumento per la didattica dell’astronomia. – afferma Giuseppe Munno, responsabile scientifico di “cielisereni.it”, che opera esclusivamente nell’ambito della divulgazione e della didattica dell’astronomia e che ha organizzato gli incontri in collaborazione con gli insegnanti – Con esso è possibile mostrare il cielo come lo si vedrebbe lontano dal disturbo delle luci cittadine che ormai, di fatto, impediscono la visione delle stelle dai centri urbani.” Il planetario di “cielisereni.it” è uno dei più tecnologicamente avanzati d’Italia. È in grado di riprodurre le posizioni di stelle e pianeti in qualsiasi momento del passato, del presente e del futuro e anche di mostrare il cielo come si vedrebbe da qualsiasi punto della Terra e perfino da altri pianeti del sistema solare. Inoltre, immagini e video spettacolari mostreranno in tutto la loro bellezza i più famosi oggetti celesti.

Le proiezioni si svolgono in una grande cupola gonfiabile di ben 6 metri di diametro all’interno della quale trovano comodamente posto fino a 30 studenti e i loro insegnanti. Il tutto, grazie al laboratorio mobile, portato direttamente presso le scuole che non dovranno così più preoccuparsi di raggiungere i tradizionali planetari fissi con conseguente notevole risparmio sia in termini di costi non dovendosi più prevedere le spese di trasporto, sia in termini di migliore utilizzo del tempo disponibile per la didattica perché al termine delle proiezioni gli studenti possono tornare in classe e proseguire come da orario.

“Il nostro obiettivo è di suscitare emozioni, meraviglia, passione – afferma Giuseppe Munno – Vogliamo far comprendere l’importanza dello studio dell’universo non solo per il progresso dell’uomo ma anche per costruire un mondo migliore che, come il cielo, non conosca barriere né confini.”

L’iniziativa è stata resa possibile grazie all’impegno preside prof. Di Cicco e degli insegnanti Paola Gravante e Pasquale della Valle. Si tratta della prima iniziativa di questo genere a Capua e il Liceo Scientifico vuole essere da guida per tutte le altre scuole che operano sul territorio comunale.

Il planetario e gli altri strumenti di “cielisereni.it”, che comprendono telescopi, strumenti per la ripresa, binocoli, video, laboratori, sono disponibili per replicare l’iniziativa in tutte le altre scuole. È sufficiente contattare “cielisereni.it” visitando il sito web dove potranno essere richieste tutte le informazioni e prenotare i servizi.

La ricerca in Italia - lettera al presidente Napolitano

Un dottorando, un professore, una studentessa, una ricercatrice e un'impiegata del Dipartimento di Astronomia dell'Università di Padova. Viene da loro l'appello, consegnato sotto forma di lettera aperta al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per salvare e rilanciare la ricerca scientifica in Italia. I tagli alla ricerca rischiano di compromettere definitivamente la capacità e il ruolo della ricerca italiana già costretta a operare in un contesto di grande difficoltà economica e organizzativa. Tagliare gli sprechi non può significare tagliare i fondi.
Di seguito il testo dell'appello:


Alla cortese attenzione delPresidente della Repubblica Italiana
Padova, 5 novembre 2008

Illustre Signor Presidente, siamo una delegazione di studenti, dottorandi, ricercatori, docenti e personale tecnico del Dipartimento di Astronomia dell'Università di Padova, ma potremmo appartenere a qualunque dipartimento, facoltà, Università d'Italia. Le rivolgiamo un appello accorato affinché, con la Sua autorità al di sopra delle parti e con il Suo prestigio, Ella ci aiuti a sensibilizzare l'opinione pubblica e il Governo sulla necessità di far riacquistare ad istruzione e ricerca un ruolo centrale nella prospettiva di sviluppo del nostro Paese. Vorremmo che le istanze promosse in queste settimane da tutte le componenti di Scuola e Università (studenti, ricercatori, docenti, personale tecnico) trovassero adeguata risonanza nelle sedi opportune, riparando alle difficoltà finora riscontrate nel dialogo con gli organi competenti. In una situazione già precaria, i nuovi tagli ai finanziamenti previsti dalla Legge n.133 costituiscono un ulteriore ostacolo allo svolgimento di ricerca di avanguardia e alla garanzia di adeguata offerta didattica nell'Università. Ma forse ancora più insidiose, nelle loro potenziali conseguenze, sono la prospettiva di una drastica riduzione del ricambio del personale e delle nuove assunzioni, e la possibile trasformazione delle Università in Fondazioni. Di fatto, i giovani vedranno ridotta praticamente a zero la possibilità di inserimento nella ricerca italiana, e ciò porterà a breve termine ad un grave impoverimento del patrimonio culturale. Inoltre, nell'attuale contesto del nostro Paese, la privatizzazione dell'Università può costituire un pericolo per la libertà di ricerca e di insegnamento garantiti fino ad ora, privilegiando le scienze applicate rispetto a quelle di base, e aprendo la strada a un possibile condizionamento dell'istruzione. Infine, tale privatizzazione renderebbe ancor più oneroso per le famiglie italiane l'accessoall'istruzione superiore. Siamo consapevoli che i problemi dell'Università italiana sono numerosi e complessi, ma non è con drastici tagli ai finanziamenti che questi possono essere risolti. È invece necessario un profondo riordinamento in senso meritocratico dell'intero sistema universitario, all'interno di un progetto di riforma costruito insieme ed insieme condiviso. Nello spirito della nostra Costituzione, che garantisce a tutti il diritto allo studio e promuove la ricerca, Le porgiamo i nostri più rispettosi saluti, pregandoLa di far sentire la Sua autorevole voce.

mercoledì 5 novembre 2008

Barak Obama e la scienza

Barak Obama è il nuovo presidente degli Stati Uniti d'America. I discorsi pronunciati da lui e dal suo sfidante, il senatore McCain, appena dopo l'ufficializzazione dei risultati elettorali sono stati di grandissimo livello umano, civile e politico. Ancora un segno della maturità democratica di quel grande paese. Il presidente Obama è ora atteso da impegni estremamente gravosi in un contesto di grande difficoltà internazionale. La prestiogiosa rivista New Scientist ha riassunto in un bel servizio il pensiero del neo presidente su vari temi come l'energia, i cambiamenti climatici, le cellule staminali, l'esplorazione dello spazio, ecc. Brevi flash, ma in ogni caso una lettura (in inglese) molto interessante.
Credit: ilsole24ore.it

martedì 4 novembre 2008

Stelle e strisce, stelle a strisce!

Oggi è il gran giorno per gli Stati Uniti. Si sceglie il 44° presidente a stelle e strisce. Senza dubbio, il fatto stesso che il candidato Barak Obama sia arrivato a un passo dalla vittoria rappresenta gran parte di quel cambiamento in nome del quale è stata impostata la sua campagna elettorale. Grandi temi in un momento di grande crisi: la guerra, l'economia, i diritti. Con un grande assente, sia fra le proposte democratiche che fra quelle repubblicane: la ricerca scientifica e il suo ruolo nella società del futuro. In questo, gli Stati Uniti del terzo millenio si stanno allineando sempre più ad alcuni paesi, come l'Italia, in cui la ricerca non è più argomento nemmeno per i talk show televisivi. Speriamo bene! E mentre spreriamo, possiamo provare a fare una bella e facile ripresa astronomica, con le "stelle a strisce". Si tratta dell'effetto prodotto dalla rotazione terrestre che provoca l'apparente moto della volta celeste. Impostando sulla macchina fotografica il tempo di esposizione a molti minuti, le stelle lasciano una striscia tanto più lunga quanto maggiore è il tempo di posa.

lunedì 3 novembre 2008

Un mondo di ghiaccio

Encelado è un enigmatico e, allo stesso tempo, splendido satellite di Saturno. Interamente ricoperto di ghiaccio, mostra sulla sua superfice delle lunghe striature, probabilmente dei profondi canyon, e dei potenti geyser dai quali viene espulsa materia che va alimentare il sistema di anelli di Saturno. La sonda Cassini, in orbita da oltre quattro anni e mezzo attorno al pianeta, ha avuto lo scorso 31 ottobre un passaggio ravvicinato con Encelado. Le immagini riprese sono come sempre spettacolari. Questa a fianco, con un dettaglio di circa 12 metri per pixel, mostra una delle striature, il Baghdad Sulcus, e, evidenziato dal cerchio giallo, uno dei punti da cui si originano i geyser.
Credit: NASA

venerdì 31 ottobre 2008

Hubble è sempre Hubble!

In un continuo alternarsi di notizie preoccupanti, come il terzo rinvio della missione di servizio, e altre foriere di speranze per il ritorno alla piena funzionalità del telescopio spaziale Hubble, giunge quella che fa tirare un sospiro di sollievo alla comunità scientifica di tutto il mondo. I tecnici della NASA sono riusciti a rimettere in funzione la Wide Field Planetary Camera 2 (WFPC2), un strumento dalle eccezionali capacità che ha regalato immagini mozzafiato e un'incredibile quantità di dati scientifici. E che la camera funzioni più che bene lo dimostra questa meravigliosa immagine della coppia di galassie Arp 147. Si tratta di due galassie, distanti circa 400 milioni di anni luce, che in un recente passato si sono scontrate assumendo la singolare morfologia con cui ci appaiono oggi. La notizia della ripresa delle attività della WFPC2 è stata accolta con grande soddisfazione dagli astronomi di tutto il mondo, anche se rimangono sul tavolo tutte le problematiche che rendono indispensabile la missione di servizio programmata, dopo ben tre rinvii, per il prossimo maggio.
Credit: NASA, ESA, M. Livio

Hubble, ancora un rinvio

Programmata inizialmente per il 14 ottobre e rinviata al prossimo febbraio, la missione di servizio dello Shuttle che dovrà riparare e riportare alla piena funzionalità il telescopio spaziale Hubble è stata nuovamente rinviata a non prima di maggio 2009. Il rinvio è dovuto a problemi riscontrati in uno dei dispositivi che dovranno essere montati sul telescopio spaziale. Una nuova versione del dispositivo non funzionante sarà pronta nel prossimo aprile e questo ha costretto i tecnici della NASA a rinviare la missione di servizio. Voci più pessimistiche riportano, però, che i vertici dell'agenzia spaziale americana stiano addirittura valutando l'ipotesi di annullare del tutto la missione, lasciando Hubble senza gli interventi tecnici necessari per garantirgli ancora qualche anno di operatività Sarebbe una decisione che priverebbe l'astronomia osservativa dello strumento che più di altri ha consentito di ampliare il quadro delle nostre conoscenze sull'universo e che ha regalato immagini mozzafiato di migliaia di corpi celesti.
Credit: hubblesite.org

Grazie Phoenix

Dopo oltre 5 mesi di attività su Marte, la sonda Phoenix della NASA è giunta ormai agli ultimi istanti di operatività. Progettata e costruita per esplorare la regione polare del pianeta rosso e, in particolare, per valutare se oggi o nel passato le condizioni ambientali fossero adatte a ospitare semplici forme di vita, la sonda non è più in grado di resistere alle tremende condizioni climatiche. La temperatura nei pressi del polo nord marziano sfiora i 100°C sotto lo zero e gli strumenti non sono, perciò, più in grado di funzionare. I tecnici della NASA hanno perciò deciso di spegnere progressivamente tutti i sistemi ausiliari, lasciando così ancora qualche giorno per le ultime attività degli strumenti scientifici. In questi 5 mesi il contributo che Phoenix ha dato al miglioramento delle nostre conoscenze su Marte è stato determinante. Appare ormai accertato che la superficie del pianeta abbia visto in passato la presenza di grandi masse d'acqua allo stato liquido. L'analisi dei dati raccolti dalla sonda consentiranno nei prossimi mesi di ricostruire il quadro chimico fisico delle condizioni al suolo e aiuteranno alla formulazione di ipotesi circa la possibile presenza di semplici forme di vita.
Credit: NASA/JPL-Caltech/University of Arizona

giovedì 30 ottobre 2008

Mercurio, un mondo da scoprire

La sonda Messanger della NASA prosegue il suo lungo cammino che la porterà nel 2011 a inserirsi in orbita attorno a Mercurio. Lanciata nell'agosto del 2004, Messanger ha avuto una serie di incontri ravvicinati con la Terra (agosto 2005), con Venere (ottobre 2006 e giugno 2007) e con lo stesso Mercurio (gennaio 2008 e, l'ultimo, il 6 ottobre 200). Durante ciascuno di questi incontri la sonda sfrutta gli effetti gravitazionali indotti dai pianeti per acquistare i giusti parametri orbitali (velocità, inclinazione, ecc.) necessari all'inserimento in orbita attorno a Mercurio, previsto nel 2011 dopo un terzo e ultimo incontro con il pianeta nel settembre 2009. I passaggi ravvicinati sono, però, anche occasione per condurre osservazioni ed effettuare riprese ravvicinate dei corpi celesti di volta in volta raggiunti. Proprio in questi giorni la NASA sta pubblicando i risultati ottenuti durante il passaggio ravvicinato del 6 ottobre con Mercurio. Un pianeta tutto da scoprire che non sta mancando di riservare sorprese agli astronomi. Su questa pagina (in inglese) è possibile trovare tutte le ultime novità.
Credit: NASA

martedì 28 ottobre 2008

Olimpiadi di Astronomia

Si è conclusa con un brillante terzo posto conquistato dall'italiano Marco Monaci la XIII edizione delle Olimpiadi Internazionali di Astronomia. La competizione, che ha visto impegnati oltre 100 ragazzi tra i 14 e i 17 anni provenienti da tutto il mondo, si è svolta a Trieste dal 14 al 21 ottobre. Il risultato della squadra italiana, composta da Riccardo Agnello e Gianpaolo Pitruzzello di Catania, Federico Zadra di Trieste e, appunto, Marco Monaci di Grosseto, è di particolare rilevanza anche in considerazione del fatto che nella scuola italiana l'astronomia non è materia curriculare. A questo proposito: c'è qualcuno, al Governo a riformare la scuola o in piazza a protestare, che si vuole far carico di proporre l'astronomia quale materia di insegnamento anche nella scuola italiana? Chissà che non sia un modo per "far volare alto" il dibattito sulla nostra scuola!

Asteroidi di altre stelle

Epsilon Eridani è una stella più giovane e meno brillante del Sole, distante circa 10 anni luce. Gli astronomi hanno accertato da tempo la presenza attorno alla stella di due pianeti. Un recente studio condotto utilizzando il telescopio spaziale Spitzer, che opera nella regione infrarossa dello spettro elettromagnetico, ha individuato attorno a Epilon Eridani ben due regioni che gli astronomi ritengono affollate da corpi celesti del tutto simili agli asteroidi del sistema solare. La scoperta è particolarmente interessante dal momento che la vicinanza del sistema di Epsilon Eridani consentirà di condurre studi approfonditi sulla formazione e l'evoluzione di corpi rocciosi.
Credit: Spitzer

lunedì 27 ottobre 2008

I problemi di Hubble

Ci ha regalato 18 anni di scoperte e immagini mozzafiato. Ora, come succede a tutte le macchine, il telescopio spaziale Hubble ha bisogno di essere riparato. Per questo alla NASA hanno programmato la quarta missione di servizio (SM4) per sostituire i giroscopi non funzionanti e per installare nuovi strumenti scientifici. La missione è stata, però, rinviata all'inizio del prossimo per consentire di intervenire anche sulle problematiche che Hubble sta vivendo da circa un mese. Tutte le informazioni sulla SM4 possono essere trovate a questo indirizzo.
Credit: NASA

sabato 25 ottobre 2008

Cosa osserviamo?


Gli appassionati o i semplici curiosi di cose celesti avranno la possibilità questa sera, condizioni meteo permettendo, di osservare il cielo senza il disturbo dell'illuminazione lunare. Due sono gli oggetti che prima degli altri divengono visibili subito dopo il tramonto del Sole: Venere, basso sull'orizzonte sud ovest, e Giove, rintracciabile più alto sull'orizzonte sud. I due pianeti hanno iniziato una lunga marcia di avvicinamento che li porterà a una congiunzione stretta all'inizio di Dicembre. Saturno sorge invece dopo la mezzanotte ed è ben visibile per tutta la seconda parte della note mentre Marte è del tutto invisibile immerso nella luce solare. Anche Mercurio è difficilmente rintracciabile nelle prime ore dell'alba.
(credit: nasaimages.org)

giovedì 23 ottobre 2008

Incantevole Saturno

La sonda Cassini, nata da una collaborazione fra NASA, ESA e ASI, l'agenzia spaziale italiana, ha completato nello scorso mese di luglio il ciclo di 4 anni di missione attorno a Saturno, così come previsto dal programma scientifico. Ma l'ottima salute di cui godono la sonda e tutti gli strumenti scientifici a bordo ha convinto i tecnici a prolungare la sua vita operativa. L'immagine di Saturno che la sonda ha inviato a Terra in questi giorni è fra le più belle del gigante gassoso, visibile in questo periodo nei cieli del mattino prima del sorgere del Sole.

martedì 21 ottobre 2008

Il planetario al Liceo Garibaldi


Inizia domani 22 ottobre il corso di astronomia organizzato per gli studenti del Liceo Garibaldi di Napoli. Il corso prevede un ciclo di lezioni, serate osservative e proiezioni al planetario che permetterano a circa 20 studenti di vivere indimenticabili momenti alla scoperta dell'universo e delle meraviglie che contiene. Sarà proprio l'eccezionale planetario digitale di cielisereni.it ad aprire domani il ciclo di incontri. Il tutto grazie all'impegno del Preside e degli insegnanti del Liceo e alla preziosa collaborazione di alcuni ricercatori dell'Osservatorio Astronomico di Capodimonte.

lunedì 20 ottobre 2008

Buon compleanno

Ricorre questo mese il 50° anniversario della NASA. Sono stati anni di successi, di entusiasmi, di fallimenti e di momenti tristi. Il tutto documentato da migliaia di immagini scattate dalle sonde automatiche e dagli astronauti che hanno volato a bordo dei veicoli pilotati. Per fare gli auguri abbiamo scelto questa che, forse più di altre, simboleggia il lungo cammino dell'uomo verso nuove frontiere della conoscenza.

sabato 18 ottobre 2008

Phobos, una luna catturata

Marte ha due satelliti, Phobos e Deimos. Si tratta probabilmente di due asteroidi della Fascia Principale che, avvicinatosi troppo al pianeta, sono stati catturati dal suo campo gravitazionale. In questa splendida immagine della NASA si vede come la superficie di Phobos, il più grande dei due satelliti, sia fortemente craterizzata. Un triste destino attende la luna. Essa, infatti, ruota così vicino a Marte da esssere sottoposta a forze gravitazionali così intense che nel giro di un centinaio di milioni di anni ne causeranno la distruzione. Di Phobos rimarrà un tenue anello di detriti che, lentamente, precipiteranno sulla superficie del pianeta.

venerdì 17 ottobre 2008

Stelle a noi vicine



A volte i telescopi non servono.
Le stelle sono anche qui, vicino a noi!


Una stella di neutroni molto particolare


Il telescopio europeo Magic, alle Canarie, scopre che una stella di neutroni emette pulsazioni di raggi gamma di energia mai raggiunta finora.

Leggi il comunicato stampa dell'Istituto Nazionale di Astrofisica